ROMA - Matteo Renzi parte oggi per Bruxelles determinato a giocare la sua partita fino in fondo. E alza la posta in gioco, facendosi precedere nella capitale belga dalle sue...
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Per potre fare di più, per cambiare le norme del Patto, servirebbe una revisione, al momento non in programma, che rischia di riaprire il vaso di Pandora delle rivendicazioni nazionali. Ma al di là dei tecnicismi, il metodo del premier italiano al suo ultimo Consiglio da presidente di turno della Ue, sembra essere chiaro: puntare più in alto possibile per ottenere magari un compromesso, di certo più "espansivo" di quanto solo qualche mese fa si poteva ipotizzare.
«Incunearsi in quello spiraglio che si è aperto» in Europa e cercare di «allargarlo», è il ragionamento che rimbalza tra i corridoi di Palazzo Chigi e nelle parole di chi è vicino al dossier. Perché quello spiraglio si è aperto. Ed è un dato di fatto che Renzi, da tempo, rivendica essere anche un risultato della sua strategia europea.
Strategia che ieri è stata anche al centro della colazione con il capo dello Stato Giorgio Napolitano allargata a molti dei suoi ministri: al Quirinale si è fatto il punto sui dossier europei, su quelli al centro del vertice di oggi (dal piano Juncker alla Russia) e anche sugli altri dossier internazionali.
«Solo un anno fa ai tavoli il piatto forte erano conti e parametri, oggi si parla di crescita e investimenti», fa notare il governo italiano. Non per nulla palazzo Chigi è al lavoro per strappare una visita a Roma di Angela Merkel in cui si dovrebbe annunciare - nei desideri di Renzi - lo scorporo degli investimenti nazionali produttivi dal patto di stabilità, vecchio cavallo di battaglia italiano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino