Mattarella: contro la mafia, lo Stato ha saputo reagire

Mattarella: contro la mafia, lo Stato ha saputo reagire
ROMA - Non doveva essere e non è stata una commemorazione rituale, volta semplicemente a ricordare il sacrificio delle vittime della strage di Capaci ventiquattro anni dopo. Nel...

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ROMA - Non doveva essere e non è stata una commemorazione rituale, volta semplicemente a ricordare il sacrificio delle vittime della strage di Capaci ventiquattro anni dopo. Nel momento in cui «Cosa nostra» rialza la testa (basti pensare al recente agguato mafioso al presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci) bisognava utilizzare l'anniversario dell'attentato in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro per una riaffermazione del valore della legalità. Ecco perché assume particolare significato l'appello di Sergio Mattarella che, ricordando proprio le parole di Giovanni Falcone («La mafia non è affatto invincibile»), lancia un messaggio di gratitudine agli studenti che sfilano per le vie di Palermo.

«Grazie a chi non si è mai scoraggiato nella battaglia contro le mafie», scrive Mattarella ricordando come la cultura della legalità «vive soprattutto nell'agire quotidiano». «Il 23 maggio - osserva ancora Mattarella - è una data incancellabile per gli italiani» in quanto la memoria della strage di Capaci a cui seguì la barbarie di Via D'Amelio con l'assassinio di Paolo Borsellino e della sua scorta fa parte del «nostro stesso senso civico».

Ma è un assassinio che ha segnato «anche l'avvio di una riscossa morale» che partendo da Palermo e dalla Sicilia si è allargato al resto del Paese. E in tale contesto Mattarella rende omaggio a Maria Falcone per il suo impegno «a non dimenticare» e sottolinea l'importanza del maxiprocesso a Cosa nostra il quale ha dimostrato come lo Stato sappia reagire. Parole condivise «in toto» dal presidente del Senato, Piero Grasso, secondo il quale la sentenza definitiva del maxiprocesso è un monumento giuridico e storico che ha dato la prova dell'esistenza della mafia e delle sue regole perverse». Spiega il premier Matteo Renzi: «Se questo Paese è un po' più forte e più libero lo deve anche a persone come Falcone e Borsellino, nella loro memoria continua il nostro lavoro per combattere tutte le forme di mafia».
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Il Gazzettino