Accade a Pordenone che due consiglieri comunali del Pd presentino un'interrogazione in dissonanza con la posizione del sindaco sui matrimoni gay. A parte lo scontato imbarazzo...
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I due hanno la loro opinione e la manifestano in modo, tempo e sede appropriati. È nel loro diritto, com'è diritto di sindaco e giunta di bocciarla. Fine. Accade, invece, che sul fatto intervenga il presidente dell'Arcigay Friuli e lo faccia a gambe tese sia contro i due consiglieri, rei di mancata acquiescenza al credo filomosessuale, sia contro il Pd, reo di annoverare tra le sue fila individui che pensano con la propria testa.
Ora, che il movimento gay svolga attività di informazione e propaganda in favore dei diritti degli omosessuali nulla da eccepire, quando, però, il frasario dei suoi portavoce sfocia nell'intemperanza verso i non acquiescenti, quando si arriva ad intimare ad una sezione di partito di fare pulizia al suo interno, allora siamo oltre, oltre la soglia di quella tolleranza che loro stessi pretendono dagli altri. Non sappiamo se questi movimentisti si rendono conto che stanno giocando col fuoco, nemmeno sappiamo se ignorano l'elementare sempiterno principio regolatore dei rapporti umani, quello secondo cui l'intolleranza genera intolleranza, certo è che, dal giorno dopo l'uscita del loro presidente, a Pordenone la causa gay ha qualche simpatizzante di meno e parecchi scettici in più.
Quanto al Pd locale, invece di mandare allo sbaraglio i due consiglieri con dichiarazioni di circostanza, proceda subito, come richiestogli dall'esternatore gay, a fare chiarezza, ma sul serio, dicendo un no secco all'oltranzismo e difendendo la libertà d'opinione dei suoi iscritti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino