TREVISO - Capelli corti, camicia blu, ha lanciato un sorriso ai familiari prima di concentrarsi sulla discussione apertasi in Aula d'Assise in tribunale a Treviso, dove ieri...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
IL RACCONTO
Ieri mattina erano stati convocati in aula 6 testi ma c'è stato il tempo solo di sentire Katiuscia Nicolasi, che prima di salire sul banco dei testimoni ha accusato un mancamento. «Sente la tensione, è inevitabile» ha spiegato l'avvocato di parte civile Roberto Quintavalle, che l'ha fatta stendere prima che l'udienza potesse riprendere. Katiuscia ha risposto alle domande del pm e dell'avvocato della difesa, ricostruendo, non senza qualche comprensibile contraddizione, quanto accaduto il 28 febbraio, quando i genitori, una volta rientrata dal lavoro, le hanno raccontato di essersi imbattuti in Sergio Papa. «C'erano già stati degli avvistamenti sospetti nei giorni precedenti, ma quella mattina hanno trovato quel giovane proprio dentro al rustico. Era armato. Per quello la stessa sera mio padre ha tolto tutti gli attrezzi pericolosi dal rustico e li ha portati in casa, dove c'è la caldaia». Katiuscia espone anche un elemento del tutto nuovo, ovvero che i genitori, la sera del 28, erano andati in caserma per presentare denuncia ai carabinieri. «Sono andati però piuttosto tardi, verso le 18, la caserma di Cison era chiusa e sono tornati indietro senza concludere nulla». Circa 14 ore dopo sono stati ritrovati senza vita nel giardino della loro abitazione.
L'ORRORE
Poi Katiuscia ripercorre il giorno del massacro, quando rientra dal lavoro, verso le 14,30, e trova la casa a soqquadro. «La porta era aperta, dentro era tutto per aria: documenti per terra, materassi rovesciati, vestiti e oggetti ovunque. Sono scesa e ho chiamato mia zia Antonietta. Solo dopo ho trovato mio padre. Aveva la testa riversa, un taglio orizzontale sulla schiena e il ventre squartato come un maiale, oltre a un buco sul collo: mi ricordo che le tracce di sangue sono poi rimaste per giorni e giorni su quel terreno argilloso». Il corpo di Annamaria è stato invece ritrovato più tardi, quando Katiuscia chiede disperata aiuto a un vicino, con il quale contatta i carabinieri. «Era già morta, ma io la sentivo ancora gridare - ha raccontato in aula la figlia visibilmente scossa -. Per fortuna non le ho visto il volto». Secondo la ricostruzione degli inquirenti il movente del delitto sarebbe un semplice furto in casa. «Mancavano le chiavi della villetta ma anche quelle della macchina di mio padre e due passaporti» ha spiegato Katiuscia incalzata poi dalla difesa su un dettaglio: quello relativo alle tracce di cenere ripulite dalla donna. «C'era la porta della stube aperta e i gatti stavano portavano in giro per tutta la casa. Istintivamente mi sono messa a pulire e poi mi sono detta: cosa sto facendo? Avevo appena trovato il corpo di mio padre».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino