Massacro all'aeroporto c'è l'ombra nera dell'Isis

Massacro all'aeroporto c'è l'ombra nera dell'Isis
Il bilancio paradossale è quello di una vera e propria strage prevalentemente di musulmani e nel mese sacro del Ramadan, il digiuno religioso celebrato contemporaneamente in...

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Il bilancio paradossale è quello di una vera e propria strage prevalentemente di musulmani e nel mese sacro del Ramadan, il digiuno religioso celebrato contemporaneamente in tutti i Paesi di fede islamica. Quarantadue le vittime accertate, di cui 14 stranieri, nessuno italiano. A parte un cittadino cinese e uno ucraino gli altri uccisi dalla furia omicida dei tre kamikaze, sono cittadini turchi oltre a due iracheni, un tunisino, un uzbeko, un iraniano, un giordano e una donna palestinese, tutti musulmani dunque, sia pure solo per caso. Quattro rimangono ancora non riconosciuti, 239 i feriti ospedalizzati di cui la metà già dimessi.

Un massacro sul quale grava l'ombra nera dell'Isis Tutto è cominciato nell'area degli arrivi, al primo piano dell'aereoporto, quando al controllo del metal detector (previsto anche per i visitatori che entrano in aeroporto) si è messo in fila un giovane dall'area piuttosto sospetta: indossava un giubbotto bomber rosso(come si è visto poi dalle immagini delle telecamere all'esterno) con una temperatura che superava i 30 gradi. E' stato lì che è avvenuta la prima sparatoria con le guardie al controllo d'ingresso che ha così aperto il varco agli altri due kamikaze che si sono precipitati all'interno. Ma si parla di un commando di sette persone tra cui una donna arrivati in taxi all'Ataturk, come nell'attacco di Bruxelles.
Un ragazzo che proprio in quel momento si trovava anch'egli in fila per il controllo al metal detector ha raccontato dal suo letto in ospedale: «Davanti a me, in fila, c'erano altre due persone. Il primo stava passando sotto il metal detector. A un certo punto sento un rumore dietro di me, mi giro e vedo il terrorista che tira fuori il kalashnikov e inizia a sparare. Vedo che quello che stava sotto il metal detector, si gira e viene colpito a morte. Io mi nascondo sotto il rullo, e questo spara a raffica su tutti facendosi strada. Vedo che la polizia gli spara, sono rimasto ferito durante questa sparatoria. Dopo qualche minuto ho sentito una grande esplosione».
Ma quasi contemporaneamente un'altra esplosione si era sentita nell'area parcheggi esterna, a pochi passi dall'ingresso. Poi un'altra deflagrazione anche al piano di sotto, nella zona dei check-in: tre kamikaze.

Terrificante anche il racconto, pubblicato in diretta su Twitter, di un giornalista americano di origine irachena, Steven Nabil, in transito all'aeroporto di Istanbul di rientro dalla luna di miele verso gli Usa. «Ci siamo trovati faccia a faccia con il terrorista mentre sparava. Mia moglie è rimasta ferita: stava dentro un bar mentre io ero andato al terzo piano a prendere del cibo. Ho sentito gli spari, quindi mi sono precipitato giù, l'ho trascinata per un braccio e ci siamo infilati, gattonando e strisciando, dentro un salone di parrucchiere chiudendoci dentro. Sentivamo urla e spari. Ho pensato che sarebbero potuti entrare e prenderci in ostaggio oppure ucciderci. Di fronte a me c'era una bollitore pieno di acqua bollente. L'ho preso e ho pensato che avrei potuto buttarlo in faccia per difendermi al terrorista nel caso fosse entrato. Sono stati i 45 minuti più lunghi della mia vita». Intanto ieri , a sole 5 ore dall'orrendo massacro, alle 2 del mattino circa, dall'aeroporto Ataturk è decollato il primo volo. In mattinata lo scalo era già operativo al 70%. L'aeroporto di Bruxelles, dopo l'analogo attentato di marzo, rimase invece chiuso per sette giorni. Istanbul, già prostrata da una raffica di attentati dall'inizio dell'anno che hanno messo in ginocchio il turismo, vuole dimostrare che è ancora la città efficiente di sempre e niente potrà piegarla. Sul fronte delle indagini non c'è ancora una rivendicazione ma il premier Binali Yldirim ha subito puntato il dito contro l'Isis, considerati modalità e obiettivo dell'attentato, assolutamente analogo a quelli di Parigi e Bruxelles. Appena il giorno prima, l'aviazione turca, in una operazione congiunta con gli Usa, aveva bombardato alcune posizioni dell'Isis (in particolare delle batterie di missili katiuscia puntati contro la Turchia) sul confine turco-siriano. Anche il ministro dell'Interno, Efkan Ala, ieri ha detto che gli elementi raccolti avvalorano l'ipotesi della matrice Isis.
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Il Gazzettino