Martines chiede la testa di Grim

Martines chiede la testa di Grim
Se non si cambia alla segreteria nazionale, perché mai dovremmo farlo in quella regionale? In estrema sintesi è il ragionamento che è prevalso l'altra sera nella prima riunione...

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Se non si cambia alla segreteria nazionale, perché mai dovremmo farlo in quella regionale? In estrema sintesi è il ragionamento che è prevalso l'altra sera nella prima riunione della segreteria regionale dopo la batosta delle amministrative.

La segretaria Antonella Grim non ci pensa neppure a dimettersi, perché la sua parte di responsabilità se l'è assunta ma, nel ragionamento, non è certo sufficiente a giustificare un addio all'impegno in quel ruolo. Una sorta di autoassoluzione condivisa dalla squadra che l'ha coadiuvata con l'unica voce dissonante che arriva da Palmanova, la città stellata che si appresta ad ascoltare l'ultimo verdetto dell'Unesco sulla sua candidatura a patrimonio dell'umanità.
A guidare quella corsa è il sindaco riconfermato con quasi il 65% Francesco Martines, che può vantare una certa esperienza di come si fa a vincere. Da una posizione di forza, quindi, l'altra sera ha lanciato la prima bordata: almeno la segreteria si presenti dimissionaria alla direzione regionale, che poi riconfermerà il mandato. Al di là dell'inesattezza di alcuni passaggi formali, l'idea è chiara: si dia discontinuità. Nerio Nesladek, segretario provinciale di Trieste, peraltro sarebbe pronto a farsi da parte ma non ci sono folle che lo vogliano sostituire; Udine e Gorizia non hanno motivo di rammaricarsi; a Pordenone la perdita ha ragioni lontane e difficilmente imputabili al segretario provinciale Giuliano Cescutti, che invece manifesta un certo nervosismo, motivandolo, sulla conduzione complessiva del partito.
Il sasso lanciato da Martines, però, non ha generato cerchi. Almeno per ora. Fino alla direzione regionale del 4 luglio - e molto probabilmente anche oltre - le persone non cambieranno. Anche perché ieri è saltata la direzione nazionale del partito causa Brexit e in contemporanea da Roma giungono segnali sempre più forti circa una conferma dello status di Debora Serracchiani nel partito nazionale. Per lei le "ripercussioni" delle amministrative, si continua a ripetere, arriverebbero più in là, quando sarà "costretta" a ricandidarsi in Fvg nel 2018. Del resto, non a caso, presentando l'avvio del terzo lotto della terza corsia ha sostenuto che «entro la fine della mia seconda legislatura, la terza corsia sarà una realtà».

Obiettivo peraltro subito messo in discussione dal suo compagno di partito, il senatore Pd Lodovico Sonego. «Nell'elenco dei tratti da realizzare - puntualizza - si è dimenticata del San Donà-Fossalta e, soprattutto, del Palmanova-Villesse, parti integranti della terza corsia».
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Il Gazzettino