Mario Ajello Umberto Eco ha azzeccato l'«Elogio di Franti», il

Mario Ajello Umberto Eco ha azzeccato l'«Elogio di Franti», il
Mario Ajello Umberto Eco ha azzeccato l'«Elogio di Franti», il cattivello che prendeva i passerotti per metterli in padella e...

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Mario Ajello

Umberto Eco ha azzeccato l'«Elogio di Franti», il cattivello che prendeva i passerotti per metterli in padella e faceva altre piccole perfidie. Mentre l'altro, Garrone, quello a cui il maestro deamicisiano si rivolge così: «Tu sei un'anima bella», a Eco stava meno simpatico e non solo a lui. Ora però, da quando il cattivismo prova a battere qualche colpo, tutti riscoprono il Garrone che è in loro e la sociologia fasulla del libro Cuore. Invece aveva ragione Eco: il cattivismo di Franti «assumeva un valore correttivo, costituiva l'ultimo grido del buon senso ferito».
Il cattivismo, che non è cattiveria, così come il buonismo non è bontà, non c'entra con il razzismo e nemmeno con l'odio. E comunque, questa dicotomia va portata fuori dal terreno o dal ricatto etico, e tra buonismo e cattivismo occorre scegliere il pragmatismo. Ossia la voglia di innovare, al netto di timori ideologici del tipo: chi vuole cambiare mette a repentaglio l'ordine costituzionale, attenta ai valori democratici.
C'è un modo di dire: il sazio non può credere al digiuno, perché come fa a capire la fame di un altro? Un po' vale anche per il buonista. Sta nella condizione riposante di chi si sente a posto eticamente, vive la tranquillità di chi non può essere attaccato perché è (apparentemente) nel giusto, si gode il suo relax morale e esistenziale anche se fuori da quello c'è il disastro.
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Il Gazzettino