Mario Ajello Guai a ripetersi. Guai ad assembrarsi. Guai a dimenticare.

Mario Ajello Guai a ripetersi. Guai ad assembrarsi. Guai a dimenticare.
Mario Ajello Guai a ripetersi. Guai ad assembrarsi. Guai a dimenticare. L'estate che viene, nel segno delle riaperture targate...

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Mario Ajello

Guai a ripetersi. Guai ad assembrarsi. Guai a dimenticare. L'estate che viene, nel segno delle riaperture targate Draghi e appena decise nel consiglio dei ministri, non dovrà somigliare in nulla a quella dello scorso anno. In cui i bar (non tutti) diventavano discoteche grondanti di miasmi e di umori, i ristoranti (non tutti) si trasformavano in sudati ritrovi di spensieratezza senza verità (eravamo ancora un Paese contagiato e lo siamo ancora) e senza memoria: quella dei lutti e delle sofferenze, del lockdown e della fine della normalità diventata per molti anche dramma economico. Ripiombare in quell'incubo mascherato da letizia e da liberazione? Giammai.
E fa bene Draghi a parlare di «gradualità» nella ripresa della vita di sempre (che per un bel po' non potrà essere come quella di prima) e a puntualizzare in consiglio dei ministri che «se si ripeteranno fenomeni come quelli della scorsa estate», con il caos degli assembramenti e dell'irragionevolezza leggerista e sventata, si richiude tutto e si torna nel buio da cui stiamo cercando faticosamente di uscire. Insomma il «rischio calcolato» non può significare, nei comportamenti degli italiani, l'arbitrio del pericolo scampato.
Una cosa è la «normalità» e un'altra cosa è, come il premier ci tiene a precisare, andare «verso la normalità». Non si tratta di sfumature semantiche, bensì di un avvertimento di tipo sociale (...)
Continua a pagina 23
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Il Gazzettino