Bocche cucite per tutta la giornata di ieri alla direzione regionale di Forza Italia: il coordinatore Marco Marin, senatore padovano, candidato sindaco nel 2009 e battuto da...
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Marin preferisce sottolineare il notevole astensionismo: «Il 50% di non votanti è un dato drammatico: il primo partito italiano è quello del non voto e questo non possiamo accettarlo. La prossima sfida di Forza Italia è perciò quella di riportare alle urne le persone che stanno a casa perché sono deluse dalla politica». Un invito lanciato da Berlusconi in piazza a Padova giorni fa, soprattutto agli azzurri più giovani - «Il 31 andate a votare!» - rimasto inascoltato. «Con questo livello di non voto - ha proseguito Marin soprattutto un partito come il nostro paga un prezzo molto alto, perché i moderati, i liberali, i riformatori che noi rappresentiamo sono persone concrete, lontane sia dal voto di apparato stile Pd e di appartenenza tipo Lega sia dal voto di protesta intercettato dal Movimento 5 Stelle. La protesta degli elettori moderati invece è restare a casa. In ogni caso, queste elezioni hanno dimostrato che la partita politica in Italia è aperta: il centrodestra unito vince mentre le liste divisive" ottengono risultati oggettivamente modesti e si qualificano come un fenomeno locale.
Quanto a Renzi, partito vagheggiando un 7 a 0 per la sinistra, si ritrova a fare i conti con la realtà, cioè con l'affermazione del centrodestra in Veneto e Liguria, con un risultato che in Umbria è stato in bilico fino all'ultimo e una regione come la Campania dove senza accettare la candidatura di De Luca avrebbe perso. Per essere chiari: Renzi non è il dominus incontrastato ma un attore della politica italiana. Se il centrodestra saprà valorizzare le ragioni della propria unità e si presenterà unito alle prossime elezioni politiche a Renzi toccherà il ruolo di attore non protagonista», ha concluso.
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Il Gazzettino