Marija, l'unica a 5 stelle tra 395 escort in provincia

Marija, l'unica a 5 stelle tra 395 escort in provincia
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Pensi alla escort più desiderata dai veneziani e immagini una donna completamente diversa. Alta, prosperosa, facilmente seduttiva. Marija non è così. Marija è minuta, ha il corpo della ragazza della porta accanto. Il suo magnetismo passa attraverso quegli occhi azzurri, cristalli di ghiaccio siberiano, algidi come le sue origini, malinconici come un'istantanea post comunista. Qualunque sia il suo segreto, parlano i fatti: lei è la prima della lista. La più recensita dal sito Escort Advisor, l'unica a essere stata valutata con cinque stelle dagli utenti del sito.

La incontriamo in un bar del Portogruarese, zona in cui lavora da oltre 4 anni. «Io amo i bar, vado matta per il cappuccino. Ci ho lavorato a lungo, prima di cambiare strada». Origini siberiane, passaporto lettone, 38 anni, una figlia di 17 anni che è il centro delle sue attenzioni e dei suoi pensieri. «E' un'adolescente, mi dà un sacco di preoccupazioni. Vorrei portarla qui, è intelligente e brava, ha studiato. Vediamo».
VITA COMPLICATA
Marija si è trovata presto a fare i conti con una vita complicata: zero discesa, perennemente in salita. «Mia padre era un alcolista ma mia madre non poteva divorziare, il Comunismo non glielo consentiva. Lei ha sofferto tanto, io volevo essere diversa. Ho sempre voluto essere libera, non dipendere da nessuno». La mamma è stata un'alleata preziosa della sua natura ribelle. Marija cresce leggendo i libri di Aleksandr Ivanovi Kuprin, autore del XIX secolo che raccontava della vita militare dei giovani ufficiali vittime dei loro superiori. Scritti proibiti, messi al bando dal Comunismo. «Mamma me li faceva leggere di nascosto, in Lettonia era un reato». La lettura da un lato, le foto dall'altro: vedere il mondo attraverso l'obiettivo è una delle sue grandi passioni. «Faccio foto ovunque. Mi piace, che ti devo dire». A 18 anni decide di venire in Italia. «Aspettavo una chiamata dalla Germania, per lavorare come baby sitter. É arrivata prima quella dal Piemonte e sono partita».
Vita da barista, tra cocktail e cappuccini. E un uomo con cui ricominciare. «Era pugliese, gelosissimo. É finita perché non voleva che lavorassi, voleva che facessi la casalinga. Io senza lavoro muoio». La nuova vita inizia a Portogruaro, dove un'amica le chiede di lavorare insieme a lei in un locale, uno strip club. «Non è stato facile all'inizio, era strano per me».
CLIENTI A CASA
Poi la decisione di passare al livello successivo: ricevere i clienti a casa, lontano da padroni e da capi, in totale autonomia. Con Escort Advisor arriva il boom: l'agenda del suo telefono di lavoro arriva a registrare 800 clienti.
«Perché scelgono me? Io mi comporto bene. Lascio fuori la mia vita dal lavoro, da me si devono rilassare e divertire. Non metto limiti, non metto paletti: sono disposta a tutto, do sempre il cento per cento. Ma non c'è solo il rapporto fisico. Qualcuno si confida, qualcuno parla con me, magari piange. Io ascolto, ma non do consigli. Ho pensato scherza che potrei chiedere lavoro anche alla parrocchia del paese, sapessi quante persone ho confessato in questi anni». Ma qualche cliente si sarà anche innamorato, no? «Tornano tutti, qualche volta succede. Ma io fuori dal lavoro non sono mai andata a bere nemmeno un caffè con uno di loro. Non potrà avere nulla a parte quello che otterrà durante il servizio, e se non lo capisce lo allontano». Marija l'amore per ora l'ha riposto in un cassetto. «Stavo per sposarmi qualche anno fa, ma tornando a casa prima, pochi giorni prima delle nozze, l'ho beccato con un'altra. Non mi sono nemmeno arrabbiata, me ne sono andata. E adesso penso solo a mia figlia». Ma quanto guadagna la escort n. 1 di Venezia? «Non lo saprai mai. Non lo sa nessuno a parte me, nemmeno la mia migliore amica. Posso dirti cosa mi regalano però. Adoro le miniature delle tartarughe, ne ho più di mille. Ogni tanto i clienti che viaggiano me le portano da ogni angolo del mondo. Io ricambio con oggetti in ambra, il gioiello tipico del mio paese, Liepaja».
INCONTRI PERICOLOSI

Non hai mai paura? «Mi so difendere. Una volta qualcuno in un bar ha cominciato a insultarmi e aggredirmi, gli ho spaccato in testa la tazzina del cappuccino ed è scappato a gambe levate». Cappuccino e caffè tornano in ogni suo discorso. Il sogno è riuscire ad aprire un bar? «Forse, chissà. Il mio sogno per ora sai qual è? Io parlo quattro lingue, non riesco a isolarmi. Vorrei sedermi in un locale a Miami, e bermi un caffè. E non capire nulla di ciò che dicono le persone vicino a me». Non è un desiderio irrealizzabile in fin dei conti. «E poi mi piacerebbe scrivere un libro. Ho tante cose da raccontare, credo che la gente se lo leggerebbe, anche se forse arrivando in fondo potrebbe avere la sensazione che manchi qualcosa. Io sono come un libro senza finale».
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Il Gazzettino