«Marco non può essersi ucciso»

«Marco non può essersi ucciso»
ABANO TERME «In famiglia siamo tutti frastornati da quanto accaduto, ma di una cosa siamo assolutamente certi: Marco non si è ucciso». ...

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ABANO TERME
«In famiglia siamo tutti frastornati da quanto accaduto, ma di una cosa siamo assolutamente certi: Marco non si è ucciso».

A parlare è Alfredo Bernardini, padre del 37enne di Abano trovato lunedì pomeriggio privo di vita sul fondo della piscina esterna dell'hotel Firenze di via Valerio Flacco. «Mio figlio prosegue con tono pacato ma dal quale comprensibilmente traspaiono dolore e sgomento amava troppo la vita per decidere di togliersela, così come credeva profondamente nel suo lavoro, ed era pieno di idee e di progetti per il futuro. Su quello che è accaduto non sappiamo cosa pensare, non riusciamo a trovare una spiegazione». Racconta poi delle grandi capacità imprenditoriali del figlio, della sua tenacia e del desiderio di camminare con le proprie gambe, dopo la collaborazione con la ditta di famiglia, la Publicober, per fondare nel maggio 2020 una sua azienda, la You Smt di Rubano, specializzata nella commercializzazione di macchine industriali per il settore elettronico.
Anche gli investigatori sono dell'idea che quella del suicidio sia ormai un'ipotesi da scartare. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, all'origine della fatale caduta di Bernardini nella vasca vi sarebbe una caduta accidentale. Le indagini dei carabinieri della compagnia termale hanno messo alcuni punti fermi in una vicenda che presentava all'inizio aspetti poco chiari. Un passo in avanti nell'accertamento della verità è arrivato dalla testimonianza di una donna che risiede nelle vicinanze dello stabilimento alberghiero, ora chiuso in quanto al centro di una procedura fallimentare. Agli inquirenti ha dichiarato che, a ridosso della mezzanotte fra venerdì e sabato scorso, ha visto Bernardini camminare lungo il marciapiede che costeggia la cancellata dell'hotel Firenze.
L'uomo appariva agitato e parlava a voce alta. Poi d'improvviso ha scavalcato la recinzione dello stabilimento, addentrandosi nell'area esterna dell'albergo dismesso. Quindi la testimone ha affermato di avere udito, dopo pochi minuti, un tonfo sordo: il corpo che piombava sul fondo della piscina. Il tutto è stato confermato dalle riprese di una videocamera di sorveglianza. Il 37enne era quindi solo al momento della tragedia. Inoltre, l'assenza sul cadavere di ferite che potessero indicare un'aggressione dall'esito fatale fa piazza pulita di un ulteriore scenario che, gioco forza, era stato inevitabilmente preso in considerazione, quello di un atto di violenza deliberata nei suoi confronti.
Su un lato del corpo sono state riscontrate solamente delle abrasioni che fanno pensare a una sorta di strofinamento lungo la parete della vasca, prima dell'impatto con il fondo, ricoperto daun metro e mezzo di acqua piovana. Sul bordo della piscina sono stati rinvenuti i suoi vestiti, posti sotto sequestro per la ricerca di eventuali tracce biologiche, assieme al telefono cellulare.

A trovare il corpo, attorno alle 18 di lunedì, il custode dell'albergo. In un primo momento, l'identificazione non era stata semplice, in quanto Bernardini era privo di documenti. I carabinieri hanno dovuto vagliare tutte le recenti segnalazioni di scomparsa prima di accertare che proprio lunedì i genitori avevano denunciato ai colleghi della stazione di Selvazzano che non dava più sue notizie da alcuni giorni. La salma del 37enne si trova ora all'Istituto di Medicina legale di Padova per l'autopsia disposta dal magistrato. Saranno eseguiti anche degli esami tossicologici per accertare se Bernardini avesse assunto alcol o sostanze stupefacenti. I militari dell'Arma, sentendo a lungo anche i suoi amici e conoscenti, sono riusciti a ricostruire, se non altro parzialmente, i suoi ultimi movimenti. Secondo le indagini, avrebbe prenotato una camera in un hotel di Abano, situato oltretutto a poche centinaia di metri di distanza dal Firenze, ma sarebbe uscito venerdì verso le 23 senza mai farvi ritorno. Poco prima, quindi, di scavalcare la recinzione dello stabilimento dismesso. Ma cos'ha fatto nel lasso di tempo precedente l'ingresso furtivo nell'albergo di via Flacco? Ha incontrato qualcuno? E soprattutto, cosa lo ha spinto a entrare? Anche questi sono interrogativi che restano in attesa di una risposta.
Eugenio Garzotto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino