ROMA - La manovra si accinge all'ultimo giro di boa, quello dell'Aula della Camera che la "tramuterà" domani in legge dello Stato. E questa volta senza voto di fiducia. Il...
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Il premier ha poi confermato la convocazione del Consiglio dei ministri per la vigilia di Natale che si dovrebbe occupare del cosiddetto decreto Milleproroghe oltre al dossier Ilva e all'attuazione del Jobs Act. Il premier ribadisce inoltre che «nel 2015 cercheremo di mantenere tutti i nostri impegni Ue» ma «lavoreremo perché gli investimenti siano sbloccati dal patto di stabilità, anche levando dal computo i fondi europei».
Dunque sulla legge di Stabilità non si andrà a una nuova fiducia anche perché porre la questione avrebbe allungato i tempi (alla Camera per il voto di fiducia devono trascorrere 24 ore dalla richiesta del governo). Ma molto dipende dall'atteggiamento che avranno le opposizioni, decisamente innervosite dall'andamento del dibattito in Senato.
La giornata di ieri è comunque andata avanti senza intoppi in commissione Bilancio a Montecitorio (nonostante una polemica scoppiata con i 5 Stelle su una "diretta pirata" trasmessa in internet) che ha dato il via libera al testo senza modifiche, esaminando uno ad uno gli emendamenti reduci dall'ammissibilità decretata dal presidente della Commissione, Francesco Boccia. Ne sono stati votati 80 sui 130 iniziali.
Ora l'esame finale spetta all'Aula che, mentre fuori dal Parlamento impazza il Natale, chiuderà il testo. Ma forse non le polemiche. Gli incidenti di percorso in Senato hanno dato infatti buon gioco alle opposizioni e alimentato il dibattito che ogni anno accompagna la manovra su «assalto alla diligenza» e «marchette». Su questo punto vanno registrati anche i malumori nello stesso Pd, da parte della minoranza: il presidente Boccia sottolinea infatti che «la parentesi-marchette è stata aperta e poi chiusa dal governo» e che il testo è stato approvato nei tempi previsti anche perché «da parte di quella che viene definita "minoranza Pd" non è mai mancata la massima lealtà». Molto critico appare però Pippo Civati che torna su «un testo che nemmeno si conosceva nella sua versione finale e che (il Senato) ha votato sulla fiducia. Appunto».
Dall'opposizione partono gli strali di Maurizio Gasparri: «Altro che tasse in meno. La manovra consegna agli italiani un nuovo anno all'insegna del massacro fiscale: casa, fondi di previdenza, famiglie e imprese, nessuno esce indenne dalla rapina del governo Renzi».
Infine ancora dubbi e una conferma. Il Servizio Bilancio della Camera rispulcia le modifiche e trova diverse "incongruenze" (nei capitoli relativi a alluvioni in Liguria, cessione rete elettrica Fs, fondo da 535 milioni da dare alle Poste, regolarizzazione operatori dei giochi), ma soprattutto sul bonus Irap agli autonomi vede il rischio di apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Mentre la Cgia di Mestre conferma che qualche soldo in più nelle tasche degli italiani arriverà: 2.440 euro in più all'anno per chi guadagna sotto i 23.000 euro.
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Il Gazzettino