Mercoledì, il giorno in cui è attesa la pubblicazione del rapporto tecnico sul debito pubblico preparato dalla Commissione Ue, sarà soltanto un primo passaggio per il...
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Se l'analisi tecnica comunitaria indicherà che l'Italia non rispetta nel 2016 né nel 2017 il patto di stabilità perché il debito viene stabilizzato e non ridotto, raggiungendo quest'anno il suo picco storico al 133,3% del pil, la Commissione indicherà pure che contano nel giudizio definitivo alcuni fattori rilevanti che hanno reso particolarmente difficile una riduzione di un ventesimo l'anno della parte del debito eccedente il 60% del Pil. Tra questi fattori, il più importante è il contesto economico decisamente sfavorevole, caratterizzato da bassa inflazione (nel 2016 in Italia è stata -0,1%) e da una estrema incertezza esterna. Già nel 2015 Bruxelles aveva graziato l'Italia riconoscendo sia le condizioni economiche sfavorevoli che lo sforzo di riforma economica del governo e l'impegno a riprendere un percorso di aggiustamento strutturale del bilancio. Percorso che, però, non è ripreso. La richiesta dell'Italia è che anche quest'anno sia riconosciuto il peso dei fattori rilevanti. Questi, però, non saranno sufficienti a evitare una procedura sul debito (che comporta un monitoraggio ravvicinato e un controllo stretto sulle scelte di bilancio) se il governo non manterrà l'impegno assunto da Padoan di definire termini precisi e tempi di una correzione strutturale del bilancio per 3,4 miliardi entro aprile. Bruxelles chiede all'Italia una correzione aggiuntiva dello 0,2% del pil, il minimo sindacale per evitare la procedura.
Per la coppia Dombrovskis-Moscovici l'ammontare della manovra non è negoziabile. È il solo modo per permettere ai partner dell'Eurozona più occhiuti (il ministro tedesco Schaeuble in primo luogo) di accettarlo. E, secondo lo stesso Padoan, che già oggi all'Eurogruppo avrà contatti con i colleghi, non può farne a questo punto a meno l'Italia che, altrimenti, rischia pagare un prezzo alto in termini di reputazione presso gli investitori ai quali il Tesoro vende i titoli pubblici nazionali.
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Il Gazzettino