Manovra verso quota trenta miliardi: copertura dal deficit, priorità pensioni

La linea della prudenza e della “responsabilità”, inaugurata di recente dai due vicepremier continua, e il cambio di passo piace anche sul Colle più...

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La linea della prudenza e della “responsabilità”, inaugurata di recente dai due vicepremier continua, e il cambio di passo piace anche sul Colle più alto. «Crescita nella stabilità», lo slogan coniato ieri da palazzo Chigi al termine del vertice sui conti pubblici. «Non è nostra intenzione sfidare l’Europa», dice il vicepremier Di Maio entrando alla riunione. Parole che sono suonate musica per le orecchie del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel giorno del vertice sui conti pubblici con lo stesso Di Maio, Salvini, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il ministro delle politiche comunitarie, Paolo Savona, e quello degli esteri Enzo Moavero Milanesi e il sottosegretario Giorgetti.

 

Le parole di Di Maio e Salvini, meno di rottura e molto concilianti rasserenano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in questi giorni ha avuto più di un contatto con palazzo Chigi, e sono di nuovo in linea con i ripetuti inviti alla prudenza del premier Conte e del ministro Tria che tra due giorni si recherà in Europa per la difficile trattativa sul deficit, voce dalla quale il governo vorrebbe ricavare buona parte delle coperture. 

LA BASE
Scampato il rischio di andare a sbattere prima della stesura della manovra, i due vice hanno moderato i toni. L’ultima asta dei Btp, con i rendimenti schizzati sopra il 3%, aveva infatti agitato le acque in casa del governo. Lo spread rimane un elemento virtuale solo fin quando il Tesoro non deve vendere titoli di Stato. Quando arriva un’asta, il maggior rendimento si scarica subito sugli interessi e, dunque, sulle spalle dei cittadini. Per non finire come il governo di Berlusconi del 2011, i toni sono cambiati, lo spread scende e il presunto “complotto” contro l’Italia evapora. La riunione di ieri, continuerà oggi - al rientro di Conte da Ischia - perché Tria non aveva disponibili alcune tabelle sul quadro tendenziale sui conti pubblici, fondamentali per rispondere alle richieste dei vicepremier che oggi aspettano dal titolare del Tesoro soluzioni che permettano almeno di avviare i cavalli di battaglia di M5S e Lega.

La manovra, comunque, viaggia verso i 30 miliardi di euro, di cui poco meno della metà, 12,5 miliardi, serviranno a disinnescare le clausole di salvaguardia. Quante risorse potranno arrivare dalla flessibilità? L’ultimo Def indica per il prossimo anno un deficit allo 0,8%. L’Ue sarebbe, al momento, disponibile a concedere spazi all’Italia per arrivare fino all’1,5%. Quanto basta a malapena per coprire le clausole Iva, senza tener conto del peggioramento economico. Tria vorrebbe spingersi fino all’1,8%. La Lega e i Cinque Stelle premono per arrivare tra il 2% e il 2,5%, con un punto di caduta che potrebbe essere il 2,2%. In questo modo si recupererebbero 5-6 miliardi per gli “extra” della manovra. 

Lega e Cinque Stelle hanno comunque trovato una quadra sulle misure da inserire nella legge di Bilancio. La più importante sarà la riforma della legge Fornero, con l’introduzione di quota 100 come somma di età e contributi che, secondo quanto detto dallo stesso Salvini, non avrà paletti. Non ci sarà quindi un limite di età e nemmeno uno di contribuzione. Si potrà, in teoria, andare via anche con 59 anni e 41 di contributi. Ma i costi sono elevati. Più dei 5 miliardi indicati nel contratto di programma.

LA PLATEA
Probabile, dunque, che anche questa riforma sia spalmata su una base triennale. La Flat tax sarà riservata per ora a professionisti e artigiani. Le aliquote, in realtà, saranno tre: il 5% per le start up, il 15% fino a 65 mila euro di fatturato, e il 20% fino a 100 mila. Un segnale arriverà anche per le famiglie a basso reddito. Le imprese, invece, hanno ottenuto l’impegno ad un taglio del cuneo fiscale. Il M5S incassa il taglio delle pensioni alte, quelle sopra i 5 mila euro, e l’avvio del reddito di cittadinanza. Per ora riguarderà i 5 milioni di poveri assoluti e non la platea più ampia, 9 milioni, che include anche la povertà relativa. Si dovrebbe partire con un allargamento del Rei, che per il 2019 ha uno stanziamento di 3 miliardi.


All’intesa manca comunque ancora molto, perché se Di Maio e Salvini puntano sulla crescita, Tria ha a cuore la stabilità e sa che sfiorare «dolcemente» il 3%, può essere molto rischioso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino