Crescita più lenta, da spingere il prossimo anno anche attraverso le misure della prossima manovra. E risanamento dei conti che prosegue, pur se ad un ritmo più lento. La nota...
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La mancata crescita avrà naturalmente effetto sui conti pubblici. Il deficit, che quest'anno si dovrebbe attestare in rapporto al Pil intorno al 2,5 per cento, è previsto poi scendere nel 2017 al 2,3, comprensivo delle spese escluse dai vincoli del Patto, relative all'emergenza migranti e alla ricostruzione delle zone terremotate. Ma l'impatto ci sarà anche sull'altra grandezza finanziaria rilevante, che anzi è forse la più decisiva nel caso italiano: il debito pubblico. Alla fine di dicembre se le cose andranno bene dovrebbe un raggiungere un valore sostanzialmente analogo al 132,2 del 2015, mentre la discesa inizierebbe solo il prossimo anno.
Pur con questi vincoli, il governo potrebbe comunque sfruttare per il terzo anno consecutivo una dose di flessibilità, salvaguardando in qualche modo l'obiettivo di una discesa del disavanzo strutturale, ovvero considerato al netto dell'andamento (non favorevole) del ciclo economico e delle voci una tantum.
Negli ultimi giorni il ministero dell'Economia, consapevole di questo scenario complicato, ha cercato di circoscrivere il menu della prossima manovra. A farne almeno in parte le spese è uno dei dossier politicamente più rilevanti, ovvero quello relativo alla previdenza. La dotazione finanziaria, che i sindacati avrebbero voluto portare a 2,5 miliardi, e che un'intesa non formalizzata tra le parti aveva fissato a quota 2, dovrebbe invece scendere a 1,5. Di conseguenza ci sarà meno spazio in particolare per venire incontro ai cosiddetti precoci ovvero quei lavoratori che hanno iniziato la propria attività prima dei 18 anni. Non dovrebbero invece mancare le risorse per il progetto di potenziamento dell'attuale quattordicesima riservata ai trattamenti più bassi.
Dal punto di vista delle coperture finanziarie, la novità della prossima manovra è il ritorno di una posta esplicita collegata alla lotta all'evasione fiscale. Le entrate dovrebbero crescere di un paio di miliardi grazie in particolare alle misure (raccomandate anche da Fmi e Ocse) per avvicinare il gettito teorico di questa imposta a quello effettivo: obiettivo da raggiungere attraverso un potenziamento del sistema di dichiarazioni. Attualmente in Italia è prevista solo quella annuale, mentre non ci sono scadenze mensili o trimestrali. Dalla riapertura della voluntary disclosure si attende poi una cifra che oscilla tra 1 e 2 miliardi, comunque una tantum. Sul fronte della spesa saranno ulteriormente potenziate le misure di revisione della spesa, ma non è esclusa la limatura per 1 miliardo del Fondo sanitario nazionale: ne ha accennato indirettamente lo stesso premier Renzi, indicando un livello pari a 112 miliardi contro i 113 previsti.
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Il Gazzettino