«Mamma, mamma, cos'ha fatto papà, mi ha sparato, sto morendo». Sono state le ultime parole di Federico Dri, il 47enne di Fiume Veneto ucciso dal padre con un colpo di pistola....
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Che Federico fosse morto i genitori lo hanno appreso ieri mattina. Alle 8 i carabinieri della stazione di Fiume Veneto sono tornati in viale della Repubblica, dove il padre è agli arresti domiciliari, per comunicare la tragica notizia. A cambiare, ora, è anche la posizione di Franco Dri: non è più accusato di tentato omicidio, ma di omicidio.
L'ex campione italiano di bocce, diplomatosi al Malignani e che per tanti anni ha venduto e riparato televisori prima a Fiume Veneto e poi in un negozio di via della Colonna a Pordenone, è sotto choc. Quello della moglie Annalisa Morello è invece il volto della disperazione. Racconta a fatica i drammatici momenti successivi al colpo di pistola che le ha strappato il primogenito, ma non accusa il marito.
Nelle sue parole c'è solo comprensione: «Tutti sanno che Franco è una persona brava e tranquilla. Ha pensato che mio figlio sarebbe stato meglio dov'è adesso. Per compiere un gesto del genere ci vuole anche un atto di coraggio». E ripete: «Franco è una brava persona, ma era stanco dei battibecchi. Mi ha detto: adesso è in salvo e sta meglio là che qui». Racconta che quando Federico è sceso non si era accorta che fosse ferito: «C'era solo un foro, gli ho detto che non l'aveva preso. Invece lui mi ha guardata dicendo: mamma sto morendo...».
Il passato difficile di Federico Dri, i problemi legati alla dipendenza dalla droga, fino a quella che sembrava la strada del recupero, riaffiora nelle parole della madre: «Ha avuto problemi, ma sembrava stesse meglio. I suoi comportamenti avevano degli alti e bassi. L'altra sera - racconta - abbiamo avuto un litigio, mio marito è salito in camera e ha sparato. Pensavo scherzasse. Lui, però, adesso sta peggio di me».
Franco Dri era esasperato da una vita segnata dal dolore per quel figlio che gli dava così tante preoccupazioni. In paese è ancora un simbolo per quel negozio di elettrodomestici (ereditato dal padre) che aveva sotto casa. Poi c'era la passione per le bocce, con i titoli nazionali vinti per la Bocciofila Fortitudo di Bannia, dalla quale mancava da molti anni. E c'era il "suo" bar, il Coco Café a due passi da casa. L'ultima volta lo hanno visto sabato mattina. «Si sedeva all'ultimo tavolino e faceva le parole crociate. Arrivava prestissimo, è uno di noi - spiega Sara Tavan, titolare del bar -. Non parlava mai dei suoi problemi, su questo era riservato. Nessuno immaginava una cosa del genere».
Giocava a calcio negli anni Sessanta con il Fiume Veneto, viene descritto come un uomo intelligente e appassionato. Quei problemi che si teneva dentro, però, lunedì sera lo hanno travolto.
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Il Gazzettino