CONEGLIANO (TREVISO) La mamma di lei angosciata per la scomparsa della figlia, la mamma di lui spaventata per l'indignazione dalla gente. Prima e dopo la morte di Irina Bacal,...
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Da una parte c'è Gàlina, la madre di Irina, con i suoi tre contatti con Mihail nei tre giorni successivi alla morte della ragazza. Nelle giornate di lunedì, martedì e mercoledì scorsi la badante ancora non sapeva che la 20enne era stata uccisa, né tantomeno che ad ammazzarla era stato il 19enne, con il quale ha tuttavia riferito di aver avuto dei faccia a faccia carichi di tensione. Il 20 marzo lo studente ha telefonato alla donna, nell'evidente tentativo di allontanare da sé ogni possibile sospetto, insinuando che sua figlia fosse in giro «con un albanese». Il 21 marzo, dopo aver segnalato alla polizia la sparizione della cameriera, Gàlina ha casualmente incontrato Mihail per strada, inseguendo la sua auto fino a fermarla poco fuori dal centro di Conegliano. «Sai qualcosa di Irina?», gli ha chiesto lei. «Non so niente», le ha risposto lui, abbassando gli occhi. Quando poi i due si sono nuovamente incrociati, la sera del 22 marzo in commissariato, non c'è stato più bisogno di parole: il moldavo aveva appena confessato l'assassinio.
«È un ragazzo di 19 anni, inesperto, che solo adesso sta capendo cos'ha fatto: è molto agitato e spaventato», dice il suo avvocato Daniele Panico. Sua sorella e sua mamma, chiuse in casa da giorni anche per il clima d'odio contro Mihail che le ha coinvolte, cercano di difenderlo: «Non sa nemmeno lui perché l'ha fatto». (a.pe.)
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Il Gazzettino