Malagò: «Riforma dello sport o ci saranno le sanzioni del Cio»

Malagò: «Riforma dello sport o ci saranno le sanzioni del Cio»
L'ALLARMEROMA Un allarme che aveva già lanciato in tempi non sospetti, ma che con la legge sullo sport arenata in sede di discussione dei decreti delegati, suona sempre più come...

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L'ALLARME
ROMA Un allarme che aveva già lanciato in tempi non sospetti, ma che con la legge sullo sport arenata in sede di discussione dei decreti delegati, suona sempre più come un ultimatum: «Se dovesse cadere la legge delega sulla riforma dello sport, le conseguenze con il Cio in termini di sanzioni saranno sicure e immediate. Non stiamo bluffando, stiamo letteralmente scherzando col fuoco. E siamo arrivati».

Il presidente del Coni Giovanni Malagò lo dice al termine della Giunta nazionale ai cronisti, poi lo ribadisce in un Consiglio nazionale sempre più coeso (anche attraverso un comunicato) in difesa dell'autonomia e delle istanze dello sport: «Tutta la partita è ancora aperta, io vi voglio tutti uniti». E sono stati in tanti gli interventi dei presidenti in difesa del loro operato e contro gli attacchi di chi li considera una casta.
«UNA GUERRA»
«È diventata una guerra e noi presidenti federali, siamo diventati quasi degli appestati. L'ironia con cui ci si tratta, noi siamo il sesto paese al mondo per medaglie vinte», sbotta il presidente della Federbasket ed ex numero uno del Coni Gianni Petrucci. La risposta di Malagò è tutta in una frase che dovrebbe servire a tranquillizzarli: «Chiamerò stasera (ieri ndr) il Premier Conte, siamo a dir poco arrabbiati. Io al Cio dovrò solo mandare un report. Gli si era detto che entro domani la questione sarebbe stata definita». Ed è proprio il rapporto con il Cio e il rispetto della Carta Olimpica che resta centrale nella partita che sta conducendo Malagò in sede parlamentare.
Anche il capo dello sport italiano si è dovuto difendere alle cosiddettemanine sulla bozza: «Il Coni su moltissimi punti all'interno di questo Testo unico non è affatto d'accordo. Al Coni non solo non è stato regalato nulla», precisa dopo la Giunta.
«Le manine? Il Consiglio nazionale all'unanimità mi ha dato mandato di trattare da solo». Tra le primissime modifiche c'era stato un passo indietro da parte del ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora sul limite dei mandati: «O tutti o nessuno - tuona Malagò - Su questa vicenda qualcuno ha voluto speculare. Penso che non si possa incidere su questa materia così a ridosso delle elezioni federali». Ma è contro lo stallo della riforma in generale che Malagò si fa portavoce del consesso sportivo: «Sono passati un anno e otto mesi, è incredibile che siamo ancora in questa situazione. Stiamo andando o forse siamo andati già in fuorigioco. Cioè fuori tempo massimo».

Uno stallo dovuto «a una diatriba tutta politica e istituzionale in cui non ci vogliamo più stare», secondo Malagò, il quale vede ancora uno spiraglio ma non c'è più tempo da perdere: «Quel che è sicuro: se non si va al 30 agosto mi dicono che non si farebbe in tempo a concludere l'iter entro novembre».
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Il Gazzettino