Mai prima d'ora un simile successo di proposte centriste

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(...) in un'impresa su cui all'inizio erano in pochi a scommettere. Il secondo elemento clamoroso sta nella collocazione di Macron fuori dall'asse destra/sinistra, che ha regolato per tanti anni la V Repubblica ma che ora sembra saltato. Sbagliano infatti quelli che vorrebbero annetterlo a una sinistra, sia pure moderata. Certo, Macron si definisce «progressista» (che vuol dire tutto e niente). Ma ha battuto fin dal primo giorno sul superamento di destra e sinistra, entrambe avendo fallito nel compito di riformare la Francia. Ha più volte ribadito che intende prendere il «meglio» dalle politiche dei due campi e il suo programma presenta infatti elementi all'insegna del liberalismo e dello stimolo all'intrapresa economica, con tracce di giustizia sociale proprie del riformismo scandinavo. Del resto, quelli che seguono Macron o lo sostengono vengono sia dai gollisti che dai socialisti: ma per il momento più dai primi, molti ministri dei governi di Chirac, e addirittura un ex premier, Dominique de Villepin. Quasi una grande coalizione radunata dietro al progetto di un uomo, secondo il disegno gollista: del resto Fillon a neanche un'ora dalle prime proiezioni ha subito invitato a votare per lui. Si potrebbe parlare di un «nuovo» centro. E qui abbiamo il terzo elemento clamoroso: mai la Francia della V repubblica aveva visto il successo delle proposte centriste. Il sistema aveva sempre obbligato questa famiglia politica a schierarsi con la destra o con la sinistra, più spesso scegliendo la prima. Certo è che una parte dei francesi sembra aver creduto, forse più nella persona Macron che nel suo progetto - ma nei sistemi presidenziali è spesso così. Ed è molto probabile che alla fine del suo percorso vi sia l'Eliseo, battendosi contro la Le Pen. E qui è il quarto dato clamoroso: per la prima volta, i due partiti su cui si è organizzato il bipolarismo della V repubblica sono fuori gioco. E se non è la prima volta che i lepenisti giungono al ballottaggio, ora la Le Pen arriva all'annunciato primo posto, con un incremento consistente di voti e con un peso ben diverso rispetto al 2002. Se i dati dovessero confermarle il primo posto sarebbe una vittoria simbolica che le permetterà di approfittare della crisi dei Républicains: difficilmente la porterà all'Eliseo ma potrebbe concederle la palma della principale opposizione a Macron - e infatti già si propone come a capo di una «grande alternanza ». Un altro vincitore, a suo modo è Mélenchon: è ora lui ad incarnare la gauche in Francia, visto il risultato misero del candidato socialista, ma è una sinistra radicalmente anti-sistema; mentre quella che esce più malridotta è la destra gollista e sarkozysta, data per vincitrice certa fino a pochi mesi. Non sono però solo gli scandali ad avere azzoppato Fillon, o lo scorso carisma ad aver ucciso Hamon: le loro tradizioni politiche, almeno secondo i francesi, si sono esaurite. Come appunto aveva intuito, solo qualche mese fa, Macron. Resterà da vedere se egli sarà in grado, una volta giunto all'Eliseo, di governare una Francia mai così in ebollizione.

Marco Gervasoni
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Il Gazzettino