Mafia e riciclaggio In sei mesi 850 operazioni sospette a Padova

Mafia e riciclaggio In sei mesi 850 operazioni sospette a Padova
I NUMERIPADOVA Leggiamo dalla quarta di copertina. Moderna, radicata, tenace. La mafia al nord è presente in profondità, infiltrata tra le pieghe del tessuto industriale e...

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I NUMERI
PADOVA Leggiamo dalla quarta di copertina. Moderna, radicata, tenace. La mafia al nord è presente in profondità, infiltrata tra le pieghe del tessuto industriale e finanziario, nascosta tra le cifre di uno scontrino o nelle carte di un ufficio comunale, seduta dietro la scrivania di un imprenditore.

Una mafia silente la definì ancora sette anni fa un rapporto della Direzione antimafia e quando l'onorevole del Pd Alessandro Naccarato (membro della commissione parlamentare contro le mafie) cominciò a lanciare l'allarme, fu snobbato, come tutti gli accadimenti che piano piano popolavano la nostra società, dagli incendi dolosi, soprattutto fra le aziende di riciclo dei rifiuti al riciclaggio di denaro, entrando in collaborazione con enti e istituzioni.
Ed eccoci all'oggi raccontato nel libro edito per Il Poligrafo e nel quale un dato sconvolge. Nei primi sei mesi del 2017 secondo l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia le segnalazioni di operazioni sospette a Padova in materia di riciclaggio sono state 850 (erano 660 in un anno nel 2015). «Padova lavanderia della mafia» l'ha definita lo stesso Naccarato. Un territorio nel quale la mafia si infila a più livelli, soprattutto fra imprenditori che fanno il passo più lungo della gamba. Poi arrivano i casalesi comprano l'azienda a un passo dal fallimento, la svuotano e la fanno fallire. Oppure c'è chi fa affari nell'alta padovana come Franco Caccaro e Cipriano Chianese considerato l'inventore delle ecomafie. Aprono aziende specializzate nel trattamento dei rifiuti. Poi c'è il caso Manzo, l'imprenditore che stringe accordi con un ente e poi va in banca a chiedere il mutuo per fare lo scheletro di grattacielo che si vede in corso Irlanda.

Il libro che racconta le principali operazioni contro le organizzazioni criminali con l'aiuto di cartine («volevo fosse pedagogico» dice Naccarato) si avvale anche della ricerca di tre studiosi padovani Michele Fabrizi, Patrizia Malaspina e Antonio Parbonetti che hanno analizzato il fenomeno partendo dai dati, 120 operazioni di polizia nel centro-nord Italia che hanno individuato 643 aziende criminali su un campione di 2.507 osservazioni. La mafia si infila dappertutto, ama il ciclo dei rifiuti ma non disdegna le costruzioni, le attività immobiliari, la logistica, i trasporti, le cooperative. Una mafia più nascosta scrive nel suo contributo Christian Ferrari, sindacalista della Cgil, mentre Devis Rizzo analizza le infiltrazioni nel mondo delle cooperative. Completa il quadro uno sguardo sulla legislazione vigente e un report recente della Direzione investigativa antimafia sui risultati conseguiti nel Veneto.
Mauro Giacon
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Il Gazzettino