Maestre, vigili, impiegati La rabbia in busta paga

Maestre, vigili, impiegati La rabbia in busta paga
(g.prad.) C'erano le educatrici e le psicopedagogiste, assieme ai vigili urbani e agli addetti all'anagrafe. Dipendenti comunali con mestieri completamente diversi, uniti nel...

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(g.prad.) C'erano le educatrici e le psicopedagogiste, assieme ai vigili urbani e agli addetti all'anagrafe. Dipendenti comunali con mestieri completamente diversi, uniti nel lunghissimo corteo contro le sforbiciate previsti dal commissario straordinario. C'erano anche i genitori delle scuole dell'infanzia, una rappresentanza degli studenti di Ca' Foscari, i Centri sociali e i No Grandi Navi. Perché i tagli non piacciono a nessuno, e non solo in busta paga.

Le più preoccupate sono le psicopedagogiste, che non potranno più seguire allo stesso modo i bambini con problematiche fisiche e di appredimento. «Il rapporto numerico degli operatori che seguono i bambini con handicap si modifica in peggio - spiega Michela Mura del coordinamento psicopedagogico Lido-Pelestrina – Le nostre ore si riducono e se prima, alle 17, potevamo incontrare i genitori e affrontare le criticità, ora sarà quasi impossibile: meno operatori per coprire tutte le mansioni in più scuole, monitoraggio e recupero, ma oltre le 17.45 non possiamo restare secondo il nuovo orario previsto».
Le più arrabbiate sono le educatrici dell'infanzia, di ruolo e precarie. Tra le prime c'è chi non vuol esser spostata in altre scuole e nel contempo, chi rimane, si troverà ad occuparsi di più bambini rispetto a prima, anche lattanti. Margherita è di ruolo alla scuola dell'infanzia “Millecolori” a Mestre: «Potrà capitare che vi sia una sola maestra in orari di massima frequenza, come agli arrivi al mattino – sbotta la donna – e i bambini potrebbero essere anche 16, tutti piccolissimi». Furiose poi, quelle precarie, che negli ultimi anni hanno prestato servizio nelle scuole dell'infanzia comunali ed ora sono a casa, dicono di sentirsi come “tappabuchi” che non servono più. Solo per l'asilo nido “Sole”, al Lido, sono in 6 le ragazze che non hanno visto rinnovarsi il contratto il prossimo anno. «Non sappiamo più niente – dicono Elisa Marzolla e Livia Pieran, due educatrici precarie del Sole – per tre anni “alte” in graduatoria, siamo state richiamate a lavorare, ora siamo a casa. Ad oggi non abbiamo nessuna notizia». I più delusi sono i vigili urbani. «La domenica e i giorni festivi l'orario lavorativo non sarà più di 8 ore, come prima, ma 6 notturni e festività saranno pagati quasi come giornate feriali e il tutto porterà inevitabilmente ad un peggioramento della copertura del servizio di sicurezza».

I più sdegnati infine, sono gli amministrativi, e nel corteo c'è una coppia di dipendenti pubblici, marito e moglie, che si troveranno a fare i conti con entrambi gli stipendi ridotti. Lui è responsabile di settore, ha una posizione organizzativa, lei è un livello C e contano che la riduzione, per la famiglia, sarà di circa 2800 euro lordi all'anno. «Abbiamo tre figli ed è anche il loro futuro ad essere a rischio – spiega il marito - la nostra dignità vale ben più di 50 o 100 euro e sono convinto che ormai sia ora di fare le valige e partire da questo Paese».
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Il Gazzettino