«Ma tutti i soldi necessari, si sarebbero trovati?»

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(A.B.) «Diciamo la verità: io non credo che i soldi necessari per affrontare l'impresa di un nuovo ospedale a Padova ovest ci siano mai stati davvero. La realtà è che qualsiasi pubblica amministrazione, dalla Regione al più piccolo dei Comuni, debba pensare prima a pagare i debiti che ha con le imprese e poi a sognare opere faraoniche». Lo dice Luigi Ometto, presidente provinciale dell'Associazione Costruttori Edili (Ance). «Giusto questa settimana - continua - abbiamo ricevuto la segnalazione di un'impresa nostra associata: vanta un credito di 50 mila euro con un Comune per opere oramai ultimate e consegnate da tempo. Quell'amministrazione ha proposto di saldare il dovuto con mille euro al mese. Il tutto, ovviamente, mentre fornitori, dipendenti e fisco di dilazioni non vogliono sentir parlare. Bello, vero?».

La situazione, per i costruttori, è tragica. «Altro che nuovo ospedale, noi chiudiamo le nostre imprese, lasciamo a casa i dipendenti, nessuno costruisce, si fanno solo poche manutenzioni, e anche questi lavori non vengono retribuiti. Come si fa ad andare avanti?». I costruttori padovani si erano sempre detti favorevoli alla ristrutturazione del vecchio ospedale. Quindi, il progetto-Bitonci vi convince? «L'ho solo letto sui giornali, ma conto in un incontro a breve con il sindaco per capirne di più. Certo, potrebbe essere interessante, ma visti i tempi è sempre bene parlare con cognizione di causa e con gli stanziamenti necessari garantiti». E la proposta di spostare il sito per il nuovo ospedale in un comune limitrofo? «Una follia, semplicemente una follia. Già avevamo sottolineato che non sarebbe affatto positivo spostare l'ospedale in una zona decentrata, figurarsi un altri comuni: le piccole e medie imprese del territorio non troverebbero alcun giovamento da un'azione di questo tipo».

«Eravamo, e siamo favorevole ad una ristrutturazione del polo ospedaliero esistente - ribadisce Ometto - anche perchè avventurarsi nella realizzazione di una struttura nuova sarebbe una follia, sia da un punto di vista economico, sia perché andrebbe contro l'interesse del tessuto imprenditoriale del territorio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino