Luca Ricolfi Siamo in molti, dopo l'elezione di Zingaretti, a chiederci che cosa

Luca Ricolfi Siamo in molti, dopo l'elezione di Zingaretti, a chiederci che cosa
Luca RicolfiSiamo in molti, dopo l'elezione di Zingaretti, a chiederci che cosa sarà il Pd nel dopo-Renzi. E la risposta che sempre più frequentemente si sente dare a questa...

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Luca Ricolfi
Siamo in molti, dopo l'elezione di Zingaretti, a chiederci che cosa sarà il Pd nel dopo-Renzi. E la risposta che sempre più frequentemente si sente dare a questa domanda è: sarà più di sinistra. Dove per più di sinistra quasi sempre si intende meno attento alle esigenze delle imprese, più attento a quelle dei lavoratori. Renzi è quello del Jobs Act, della decontribuzione, di industria 4.0, dell'endorsement a Marchionne. Zingaretti no, per lui il passato pro-impresa non è un dogma, ed forse è giunto il momento di fare un tagliando alle politiche del lavoro. Non per nulla, dopo l'elezione di Zingaretti, i rapporti con i fuorusciti di Leu sono tornati buoni, e qualcuno arriva a fantasticare di un quotidiano scambio di idee fra Zingaretti e l'ex cattivo D'Alema, ormai sdoganato dal nuovo corso del Pd.

Forse però la domanda è mal posta. Quel che dovremmo chiederci non è che cosa sarà il Pd nel dopo-Renzi, ma che cosa sarà il Pd nel dopo-Gentiloni. Pochi a sinistra sono disposti a prenderne atto, ma la realtà è che, nella storia recente del Pd, la vera cesura non è avvenuta con l'avvento di Renzi, bensì con quello di Gentiloni. Nel passaggio da Letta a Renzi, infatti, si è solo accentuata la vocazione riformista del partito. In quello da Renzi a Gentiloni, invece, è drasticamente cambiata la linea del Pd nei confronti dell'immigrazione: i risultati che (...)
Segue a pagina 23
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Il Gazzettino