LO STUDIO «Ho scelto tredici personaggi della mia biblioteca personale,

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LO STUDIO«Ho scelto tredici personaggi della mia biblioteca personale, letterati e attori con incroci di mansione, ossia con propensioni autoriali nei mattatori e viceversa...

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LO STUDIO
«Ho scelto tredici personaggi della mia biblioteca personale, letterati e attori con incroci di mansione, ossia con propensioni autoriali nei mattatori e viceversa oggettivi impulsi a incarnarsi sul palco in alcuni gens de lettre». Paolo Puppa racconta in poche pennellate il quadro che ha voluto dipingere con la pubblicazione Scene che non sono la mia. Storia e storie di violenza nel teatro tra due millenni in uscita per le edizioni Teatrino dei Fondi/Titivillus). «In questo volume raccolgo tredici (in barba alle superstizioni) studi da me disseminati nell'ultima decina di anni e occasionati per lo più dalla partecipazione compulsiva a convegni in giro per il mondo», spiega il professore-drammaturgo già ordinario di storia del teatro e dello spettacolo e direttore del dipartimento delle arti e dello spettacolo a Ca' Foscari. Nelle pagine del libro sfilano cosi Pirandello e Svevo, Danilo Kis e Kleist, Dario Fo, Eugenio Barba e Giuliano Scabia, spesso affrontati in precedenti visitazioni, e adesso offerti con angolazioni diverse. Il titolo richiama uno dei narratori più cari a Puppa, Emmanuel Carrere. Nella prima sezione, Puppa esplora il retaggio della narrazione biblica in molta parte della cultura e del teatro contemporanei, con impatti simbolici e immaginifici su Pasolini e Lucien Freud, su Svevo e Natalia Ginzburg.

BIBBIA E IRONIA
Nella sezione Scritture in primo piano, Puppa dedica approfondimenti monografici a Pirandello, a Italo Svevo e Danilo Kis (accomunati, in un dialogo virtuale, dall'esperienza della Shoah), ma anche a quel poeta visionario e semplice che è Giuliano Scabia, tra fantasmi e giochi infantili del linguaggio. E poi ancora una discesa nelle pieghe del Anfitrione di Heinrich von Kleist. Infine lo studioso legge il percorso di Gustavo Modena come drammaturgo e lettore di Dante affidando a Dario Fo il ruolo di apripista e istrionico maestro di una generazione che ha trovato grande visibilità a partire da Marco Paolini, seguito da Marco Baliani, Ascanio Celestini, Giuliana Musso e (un po' prima) Moni Ovadia. Nel finale, Puppa sviluppa un'analisi-approfondimento a partire da tre lavori dedicati al teatro: Negli occhi delle bestie di Fernando Marchiori, La scena trasformata. Adattamenti neoclassici di Shakespeare di Loretta Innocenti e La conquista della differenza. Trentanove paesaggi teatrali di Eugenio Barba. E in questo gioco esplorativo, l'autore allarga gli orizzonti che legano le molte scene alla scena universale che vive nel teatro.

Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino