LO STUDIO BELLUNO «Un uomo che picchia un animale è un uomo forte».

LO STUDIO BELLUNO «Un uomo che picchia un animale è un uomo forte».
LO STUDIOBELLUNO «Un uomo che picchia un animale è un uomo forte». Il 6,3% degli adolescenti bellunesi giustifica la violenza su un animale. Il campione era di 834 studenti...

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LO STUDIO
BELLUNO «Un uomo che picchia un animale è un uomo forte». Il 6,3% degli adolescenti bellunesi giustifica la violenza su un animale. Il campione era di 834 studenti delle medie. I risultati non sono confortanti. A dirlo è la ricerca condotta da Alessia Parrino, dottoressa di ricerca in Scienze pedagogiche dell'educazione e della formazione. A preoccupare sono soprattutto le risposte degli adolescenti maschi in cui il concetto di mascolinità si associa a quello della forza e giustifica accanimenti e atti di violenza contro i più deboli.

L'EDUCAZIONE
«Per quanto il numero sia limitato è comunque significativo, che 53 studenti abbiano risposto che giudicano forte o normale un uomo violento verso gli animali commenta Parrino -. Che dire? C'è ancora molto lavoro da fare. C'è poca attività a livello educativo su punti chiave come la conoscenza della diversità all'interno del mondo animale. Noi umani spesso ci consideriamo un mondo a parte, dimenticandoci così di essere una delle specie parte del mondo animale. In questa ottica sono molto importanti e fanno riflettere i dati emersi dallo studio». L'indagine è stata condotta nel 2013 sui ragazzi delle scuole medie di Sedico, Sospirolo e dell'Agordino. Le domande poste dalla giovane ricercatrice indagavano diversi aspetti del rapporto uomo animale per comprendere come gli adolescenti di oggi considerino i compagni a quattro zampe e quale rispetto nutrano nei loro confronti. Alla domanda Vedere qualcuno che compie violenza su un animale come ti fa sentire?, il 4% degli intervistati ha dichiarato di divertirsi mentre il 26% di fronte alla sofferenza di cani, gatti e qualsiasi altra bestia ha ammesso di essere indifferente. Molti, inoltre, quelli che non considerano il compagno peloso come un essere vivente ma una cosa. E qui, secondo la ricercatrice, sta uno dei nodi del problema.
LA PERCEZIONE

«Tra gli intervistati che hanno dichiarato come secondo loro un animale sia una cosa e non qualcuno la frequenza dei maschi sia dell'8,9%, quasi tripla rispetto a quella delle femmine, il 2,9% - aggiunge Parrino -. Questo pensiero svilisce la condizione dell'animale e rende quasi accettabile in questi ragazzi l'essere considerato alla mercè dell'essere umano. La percezione di avere a che fare con un essere vivente come lo siamo noi abbassa vorticosamente la possibilità di divertirsi di fronte ad un abuso». Insomma il quadro non è felice, nonostante il contatto con la natura sia ancora forte in una provincia come quella Bellunese rispetto alle grandi metropoli, gli adolescenti sembrano poco empatici con la fauna e ancora attaccati a idee arcaiche di forza. «Ci vorrebbe un progetto educativo mirato conclude Parrino o una pubblicità progresso».
Alessia Trentin
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Il Gazzettino