TREVISO - (zan) Guido Pomini ieri pomeriggio si è concesso un giro in città. Nelle sue parole la delusione è palpabile ma non sovrasta la consueta signorilità: «Cosa è...
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Per Pomini, in fondo, le differenze tra le due strategie non erano poi così marcate: «Anche perché davanti abbiamo uno scenario piuttosto chiaro. Io ho sostenuto che il futuro passa attraverso la corretta conoscenza del passato, ma soprattutto del presente, e che bisogna mixare le anime più all'avanguardia del nostro settore, come i giovani o i kibs (le imprese di servizi avanzati, ndr), con i segmenti più tradizionali. C'è invece un'inevitabile diversità di metodo e di approccio». L'ormai ex leader non condivide, pur accettandola, la critica di aver trascurato i problemi quotidiani dei commercianti classici: «Forse ho sottovalutato gli effetti di guardare troppo in là. Nell'impresa, se sei troppo indietro, muori, ma anche se sei troppo avanti, muori ugualmente. Resto convinto che portarsi a casa chi, magari per ragioni d'età, ha nuove competenze e visioni orientate al futuro sia un grande vantaggio anche per chi è tradizionale. Davo per scontato che, come l'ho capito io, che sono un commerciante del settore più tradizionale, la moda, potessero capirlo ed accettarlo tutti gli altri. Così non è avvenuto».
Pomini riconosce che le indiscrezioni sulla candidatura Salvadori, nei giorni scorsi, l'hanno sorpreso, ma ritiene inadeguato il meccanismo elettorale previsto dallo statuto: «Dà la possibilità di candidarsi fino all'ultimo istante. Sarebbe meglio che le candidature venissero presentate per tempo, consentendo un confronto, e poi un voto, su programmi e idee, che certo non si possono articolare in cinque minuti di discorso». Assicura che continuerà il suo impegno all'interno dell'Ascom come presidente provinciale di Federmoda: «Torno a fare il mestiere che ho scelto a 22 anni e che mi è sempre piaciuto moltissimo. E poi, in famiglia, ho un altro "lavoro" importantissimo (un figlio piccolo, ndr)». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino