Lo choc dello stupro, ora la polizia

Lo choc dello stupro, ora la polizia
IL RISCATTOTREVISO Aveva giurato a sé stessa che il dolore, l'impotenza e la vergogna non l'avrebbero schiacciata. E così è stato. Da vittima di un abuso è diventata...

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IL RISCATTO
TREVISO Aveva giurato a sé stessa che il dolore, l'impotenza e la vergogna non l'avrebbero schiacciata. E così è stato. Da vittima di un abuso è diventata criminologa. E ora farà il concorso per l'ingresso in polizia. Una storia di coraggio e rivincita quella di Anna, la ragazza che il 24 ottobre 2011 venne stuprata dal colombiano Julio Cesar Aguirre Zuluaga in via Dandolo, a pochi passi dal sottopasso della stazione ferroviaria. Di essere una tosta, Anna lo dimostrò da subito. Testimoniando, presenziando in aula. Sostenendo il confronto vis-à-vis con il suo aggressore. La sua forza fu determinante: si sforzò di rimanere lucida, di controllare le emozioni e canalizzarle in maniera costruttiva. Non voleva farsi intimidire: a testa alta di fronte all'imbarazzo e allo choc.

RECIDIVO
Ad abbassare lo sguardo fu piuttosto lui, El loco. All'epoca 26enne, una vita disordinata e irrequieta, una condanna precedente per violenza sessuale e la fuga dopo i fatti di Treviso, acciuffato a Parigi proprio un attimo prima che riuscisse ad arruolarsi nella Legione Straniera sotto falso nome. Spavaldo e violento all'inizio, e poi pavido e insicuro. Per lui nessuno sconto: gli vennero inflitti 7 anni e 4 mesi. Tentò il ricorso, ma la Cassazione lo ritenne inammissibile. «Ora ricomincio a lottare» aveva affermato la ragazza il giorno della sentenza definitiva.
LA PSICOLOGA
Cruciale, per il suo recupero, fu il supporto di Teresa Rando. Anna si aggrappò a quella donna solida, che sembrava leggerle nel cuore senza tante parole. Tra lei e la psicoterapeuta nacque un rapporto speciale. Al punto che quando, nel 2015, Treviso insignì Teresa Rando del premio Riflettore donna, Anna sentì il bisogno di indirizzarle una lettera pubblica «Se dopo 4 anni quella persona impaurita e sperduta non esiste più - scrisse - è grazie a lei. È stata la mia roccia, colei che mi ha permesso di rimettermi in gioco, che mi ha aiutato a ricominciare a vivere». Anna racconta l'incontro con Teresa, tre giorni dopo lo stupro e ancora con i tagli alla gola. Dalle carte processuali, al reinserimento all'università, fino al faccia a faccia con Zuluaga «lei c'è sempre stata, aiutandomi a respirare e a non spaventarmi». La studentessa parlò anche del dopo. Di quando cioè le telecamere si spensero e arrivò la depressione. «Non c'è mai stato sabato o domenica o festa o notte in cui non mi abbia risposto, anche quando molti mi avevano voltato le spalle».
IL TRAGUARDO
Un cammino tenace, spalla a spalla, fino alla laurea, con una tesi incentrata sulla violenza subìta. «Il giorno più bello della mia vita, il momento in cui potevo dimostrare a tutti che ce l'avevo fatta, che anche se cado poi mi rialzo, che nulla mi poteva fermare».
Era vero, e la 27enne trevigiana l'ha dimostrato con i fatti. Sono passati sei anni da quella mattina di ottobre: lei si è laureata, si è specializzata in criminologia e ora si appresta a superare l'esame di Stato per entrare nella polizia. Sta cercando di eliminare dal cassetto dei ricordi questa storia orribile, ma la verità è che l'ha già trasformata. Se tutto andrà bene, nessuno più di lei potrà portare soccorso alle donne vittima di abusi. Anche per questo aveva senso raccontare il finale di questa storia.
EPILOGO

E Zuluaga? È in carcere, ma ne uscirà. Avrebbe potuto già godere del regime di semilibertà. Né la madre, né la famiglia, né la ex fidanzata, però, gli hanno voluto dare una seconda chance. E quando le porte della casa circondariale di Santa Bona si apriranno restituendogli la libertà, El loco sarà solo. Perché fuori, ad attenderlo, non troverà nessuno.
Elena Filini
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Il Gazzettino