VERONA - Il congresso della «rinascita», la giornata che simbolicamente seppellisce gli scontri, le espulsioni, il crollo di consensi della gestione di Flavio Tosi, si conclude...
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Al congresso di Verona, dunque, la Liga veneta azzera il recente passato. All'affidabilità di un Da Re affianca il rinnovamento totale dei dieci componenti elettivi del Consiglio nazionale, votati ieri dai 706 delegati (vedi tabella), la cui prima incombenza sarà la nomina del presidente, forse in settimana. L'ambita carica è il primo test, forse la prima grana, del nuovo corso perchè la gara tra territori e tra big è aperta: la rivendica Padova (Bitonci o Marcato), Verona (Paternoster) è l'altro pretendente. Dai segnali colti ieri, si può pensare che al vertice non dispiacerebbe se finisse ad un sindaco: nel caso, sarebbe un duello tra il padovano Bitonci e la sorpresa Massimo Bergamin sindaco di Rovigo (dopo essere stato espulso da Tosi), ieri molto applaudito. Matteo Salvini avverte tutti: «Attenti, il difficile inizia adesso».
Da Re, 62 anni, già sindaco di Vittorio Veneto, esponente della vecchia guardia, si presenta volando basso («posso essere un buon segretario se tutti mi darete una mano»), rimarca l'importanza della gavetta, omaggia il commissario Gianpaolo Dozzo per avere tenuto dritta la barra della nave leghista nella bufera dell'ultimo anno. Da Re, soprattutto, parla ai giovani: «Non abbiate fretta, il passaggio di consegne è già in atto, proseguirà graduale e continuo. Noi siamo il passato».
A Tosi e ai tosiani concede pochi secondi. In compenso ci hanno pensato tutti gli intervenuti, a partire dai segretari provinciali, a regolare i conti con l'ex leader e sindaco di Verona. Più che qualche sasso dalle scarpe, è stata una lapidazione. Partita con Zerbinati (Rovigo): «Tosi aveva un progetto pericoloso, creare un altro partito e poi fagocitare la Lega». Vallotto (Venezia): «Fuori quelli che volevano distruggere il movimento dall'interno». E via andare. Umberto Bossi sentenzia: «Chi cambia casacca si butta fuori da solo». Prima di lui l'ex segretario e "padre" storico della Liga, Gian Paolo Gobbo: «Queste avventure durano un soffio ma fanno tanto danno in termini di fiducia e fedeltà, un danno che si chiama tradimento». Matteo Salvini, in chiusura di giornata, rincara la dose: «Averli persi è una fortuna. Tosi e Alessandra Moretti sono lo stesso pentolone, sono il passato». Anche Zaia non dimentica: «Nel febbraio 2015 tanti erano pronti con i fazzoletti in mano al funerale della Lega, hanno fatto i loro calcoli e hanno sbagliato. Mandiamoli affanc...».
Ma i conti con Tosi non sono ancora sistemati. Il prossimo obiettivo è spodestarlo a casa sua, alle Comunali del 2017. La Lega punta al sindaco. «Il segnale lo abbiamo dato alle Regionali dove i veronesi hanno premiato il nostro progetto - ha detto Zaia - Il vincitore morale di questo congresso è la città di Verona». Gongola Paolo Paternoster, segretario provinciale: «C'è tanto bisogno di cambiare». Salvini è già in sfida: «C'è una città da riconquistare al buon governo».
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Il Gazzettino