Lido, se n'è andato Augusto Pulliero il partigiano della laguna

Lido, se n'è andato Augusto Pulliero il partigiano della laguna
(v.p.) Con la morte di Augusto Pulliero, spentosi ieri alla soglia dei novant'anni, Venezia perde uno dei suoi più strenui difensori. Un partigiano della città, innamorato della...

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(v.p.) Con la morte di Augusto Pulliero, spentosi ieri alla soglia dei novant'anni, Venezia perde uno dei suoi più strenui difensori. Un partigiano della città, innamorato della laguna e grande conoscitore della storia della Serenissima.

Giornalista, una vita lavorativa al Gazzettino, per anni Pulliero ha accompagnato i lettori del nostro giornale con cronache, ricerche storiche e appassionate denunce sullo stato di degrado della città. Nel 1987 con la pubblicazione del libro fotografico Canal Grande, mare forza tre denunciò i gravissimi danni inferti dall'acqua alta al patrimonio architettonico di Venezia. Una serie di fotografie-choc che mostravano come in pochi anni l'erosione delle acque, spinte contro le rive dal moto ondoso, si fosse mangiata centimetri di città. Un cancro che aggrediva Venezia dal basso. Una denuncia che contribuì a riaccendere il dibattito sulla salvaguardia della città.
L'acqua era la sua passione in tutte le sue varianti. Laguna e mare. In laguna, fino all'ultimo si avventurava con la sua barca a controllare le condizioni delle rive. In mare si tuffava nelle acque del Lido, la sua isola. Assieme a Paolo Rizzi, Giorgio Pecorai e una pattuglia di coraggiosi, alla fine degli anni Settanta fu tra i fondatori del movimento degli ibernisti, i nuotatori che si tuffano in mare in qualsiasi stagione e con qualsiasi tempo.

Del resto Pulliero era un ambientalista convinto (fu tra i fondatori dell'associazione Estuario Nostro, di cui divenne anche presidente) e credeva nell'assoluta necessità di difendere la città dall'aggressione del mare con opere di ingegneria idraulica. Come aveva fatto la Serenissima per secoli. E il Mose, con le dighe mobili alle bocche di porto, per lui era la strada giusta. Una posizione convinta, anche in tempi di grande incertezza sulla scelta del progetto. Una visione non ideologica, ma suffragata da studi e ricerche personali. E nei suoi articoli ha sempre cercato, con onestà intellettuale e rigore scientifico, di argomentare queste posizioni. Certamente, negli ultimi anni, con l'emergere dello scandalo Mose, si sarà sentito tradito.
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Il Gazzettino