LE TESTIMONIANZE PADOVA «Avevamo già preparato le proposte di contratto

LE TESTIMONIANZE PADOVA «Avevamo già preparato le proposte di contratto
LE TESTIMONIANZEPADOVA «Avevamo già preparato le proposte di contratto per dieci aziende. Poi abbiamo letto sul giornale la posizione del prefetto e ci siamo fermati. Ora...

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LE TESTIMONIANZE
PADOVA «Avevamo già preparato le proposte di contratto per dieci aziende. Poi abbiamo letto sul giornale la posizione del prefetto e ci siamo fermati. Ora attendiamo di capire cosa fare, c'è tanta confusione». Francesco Masin è uno dei 27 esercenti che nei giorni scorsi avevano scritto al Comune di Padova comunicando l'avvio dell'attività di mensa. La sua pizzeria Forbici si trova proprio in piazza Antenore, accanto a quella prefettura dove i vertici dell'Appe sperano presto di sedersi per sbrogliare la matassa. «Per noi sarebbe molto importante poter effettuare questo servizio - spiega Francesco - e sarebbero interessati moltissimi lavoratori, compresi i dipendenti dell'università. Se si potrà fare bene, altrimenti proseguiremo solo con l'asporto. Vogliamo rispettare le regole».

LA RINUNCIA
Matteo Silvestrin, uno dei tre soci del Café Bamboo in via Carini (una laterale di via Bronzetti alle porte del centro), ci aveva provato ma ha già rinunciato. L'illusione è durata meno di 24 ore, poi è arrivata la doccia gelata. «Abbiamo colto al volo l'opportunità, abbiamo sottoscritto contratti con diverse aziende. Ce ne sono 12 che si servono abitualmente da noi per i pasti e sono aziende di tutti i tipi, dal settore informatico alla manutenzione di ascensori. Avevamo già in lista una sessantina di lavoratori e abbiamo proposto il servizio mensa lunedì per una ventina di persone. È durato solo un giorno. Poi abbiamo letto le posizioni del prefetto e ci siamo fermati. Ora aspettiamo di capire cosa accadrà. So che dovremmo creare un apposito codice Ateco ma la procedura non è certo semplice e non so se ne valga la pena».
Il locale ha dieci dipendenti, tutti in cassa integrazione. La speranza, a questo punto, è quella di riaprire a pieno servizio il prima possibile. «Se si tratta di fare esclusivamente asporto possiamo arrangiarci noi tre soci con un paio di ragazzi che ci danno una mano - prosegue Matteo - Andare avanti con il servizio mensa sarebbe stato molto importante ma mi sembra inutile rischiare multe per fare 150 euro in più al giorno. Certo che alla lunga andare avanti così è dura: i costi fissi restano alti e penso che più di due o tre mesi sarebbe quasi impossibile reggere. Siamo in tre e dobbiamo pur mangiare».
BATTAGLIERO

Il più battagliero è senza dubbio Federico Chicco Contin, re dei Navigli estivi e titolare dell'osteria San Leonardo in via San Pietro. «Attivare il codice Ateco per i ristoranti è una procedura assolutamente fattibile e io la sto già facendo. Sto preparando i contratti con le aziende e porterò avanti la procedura con il Comune di Padova per fare la Scia. Conto di cominciare a offrire il servizio mensa nel giro di una settimana o forse anche prima». Contin poi allarga il concetto e spiega le sue ragioni: «L'iniziativa di protesta che ha portato alcuni locali a tenere aperti contro le regole è totalmente inutile, crea danni e fa prendere multe. È solo un colpo di coda in un momento di disperazione. L'opzione della mensa invece è reale e fattibile, basta fare le procedure nel modo corretto». Molti esercenti si sono tirati indietro dopo aver letto le dichiarazione del prefetto e dell'assessore Bressa. Lui no. Il tema resta caldo.
G.Pip.
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Il Gazzettino