LE RICHIESTE PORDENONE «Era la fine di febbraio quando come sindacato dei

LE RICHIESTE PORDENONE «Era la fine di febbraio quando come sindacato dei
LE RICHIESTEPORDENONE «Era la fine di febbraio quando come sindacato dei medici di medicina generale e le Aziende sanitarie territoriali chiedevano che, a seguito della mutata...

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LE RICHIESTE
PORDENONE «Era la fine di febbraio quando come sindacato dei medici di medicina generale e le Aziende sanitarie territoriali chiedevano che, a seguito della mutata situazione dell'emergenza coronaviruis, ci si adoperasse per dotare i medici di famiglia dei dispositivi di sicurezza come mascherine, occhiali protettivi e camici mono-uso per lavorare in sicurezza. Ad oggi non sono ancora arrivati. A questo punto siamo pronti ad acquistarli come sindacato e a metterli a disposizione dei nostri iscritti». È quanto dichiara Fernando Agrusti, responsabile provinciale della Fimmg, il sindacato maggiormente rappresentativo dei medici di base dopo il caso del primo contagio del medico sacilese. Ma i dottori di famiglia lanciano anche un altro allarme legato alla mancata informazione sui casi di contagio dei pazienti. «Finora - informa il rappresentante sindacale dei medici - i colleghi che hanno in cura i pazienti risultati positivi al tampone o ricoverati lo hanno saputo quasi per caso, informalmente. Non sono stati avvisati ufficialmente dall'autorità sanitaria. Mentre sarebbe necessario che il medico curante fosse a conoscenza degli eventuali casi di contagio riguardanti propri pazienti».

LAVORO SICURO
I medici di medicina generale ormai operano in una sorta di trincea. Anche se, da diversi giorni, sono molto diminuite le persone che si recano negli ambulatori poiché i pazienti telefonano e chiedono spiegazioni. «Il vero guaio - insiste Agrusti - è che quando uno di noi subisce il contagio ed è costretto alla quarantena ci sono mille e 500 pazienti che non possono più essere seguiti. E tra questi ci sono ammalati di tutti i tipi, con le più diverse patologie e di tutte le età che restano senza assistenza. Per questo è fondamentale che gli operatori che sono in prima linea possano lavorare con tutte le protezioni previste. Almeno la mascherina che dà la garanzia per sé stessi e per gli altri. È chiaro che in questo momento è quasi impossibile trovare questi presidi, anche da parte della Regione. La quasi totalità delle mascherine prodotte dalla aziende va alla Protezione civile. Siamo disposti ad acquistarle pur di tutelare i nostri iscritti».
L'INFORMAZIONE
L'altra questione posta da sindacato dei medici di medicina generale è quella relativa alla mancata informazione da parte degli organi sanitari regionali relativamente ai casi di pazienti contagiati. «È molto importante - sottolinea ancora Agrusti - che il medico che ha in cura un paziente a cui viene fatto il tampone e viene riscontrato positivo venga avvisato immediatamente. È importante per la tutela degli altri assistiti, oltre che per la propria. Così come sarebbe necessario che a essere avvisato fosse il sindaco del Comune e del territorio in cui viene scoperto un caso di positività al virus. Il sindaco è la massima autorità sanitaria territoriale e per questo dovrebbe essere avvisato di ogni caso di positività riscontrato sul proprio territorio».
FARMACIE

Servizio a battenti chiusi per garantire una limitata possibilità di contagio. È questa la richiesta avanzata dall'Ordine dei farmacisti al vicegovernatore della Regione Riccardo Riccardi, per chiedere una maggior tutela del personale. Per l'assessore la richiesta di modificare l'erogazione del servizio proposta dai farmacisti può essere condivisibile, tutelando la prosecuzione dell'attività in sicurezza. È però necessario che ogni farmacia garantisca un numero di telefono al quale ogni cittadino possa rivolgersi.
D.L.
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Il Gazzettino