LE REAZIONI TREVISO No prosecco, no party. Sarà davvero così? Mentre

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LE REAZIONITREVISO No prosecco, no party. Sarà davvero così? Mentre il popolo della Docg discetta sull'opportunità di mantenere sulla carta d'identità un nome che ha fatto la...

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LE REAZIONI
TREVISO No prosecco, no party. Sarà davvero così? Mentre il popolo della Docg discetta sull'opportunità di mantenere sulla carta d'identità un nome che ha fatto la fortuna del territorio, i cugini della Doc assistono alla tenzone piuttosto irritati. Perchè, nel rispetto delle decisioni individuali, insieme i consorzi hanno dato vita ad un Sistema Prosecco che oggi sembra messo in discussione. «La Denominazione Conegliano - Valdobbiadene Docg ha tutto il diritto di decidere del proprio nome, ovviamente anche di rinunciare al termine Prosecco. Quel che trovo inspiegabile è che nel fare questo passaggio tenda a denigrare il lavoro degli altri, della Prosecco doc in particolare, che invece ha lavorato con impegno e  - dati alla mano -  ne ha sostenuto lo sviluppo. La produzione Conegliano Valdobbiadene Docg è infatti passata dai 60 milioni del 2009 agli oltre 90 milioni di bottiglie attuali. Quindi la crescita della Doc in questi 10 anni, ha favorito anche la Docg sia in termini di volume che di valore». Sono parole di Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, dopo la diffusione della nota stampa con cui un'azienda vinicola di Valdobbiadene ha spiegato le ragioni per cui dalla sua etichetta, è stata tolta la dicitura Prosecco. Zanette risponde anche alla Confraternita di Valdobbiadene che, nelle scorse settimane, aveva avviato una petizione fra i produttori della Docg attraverso la quale chiedere lo scorporo della Conegliano Valdobbiadene Docg dal sistema Prosecco: «Uscire in modo così polemico sembra un'accusa a chi invece ha lavorato con impegno per il bene comune, di tutto il sistema Prosecco».

DALLA COLLINA

Innocente Nardi, Presidente della Docg, oggi ha il compito non facile dell'arbitraggio. Perchè all'interno del consorzio di collina stanno affiorando due anime: il produttore vira per l'esclusione del nome. L'imbottigliatore invece comprende l'importanza del brand. Dalla parte dei duri e puri c'è Col Vetoraz. L'azienda vinicola ha spiegato con una nota le ragioni che l'hanno indotta, già due anni fa, a togliere da etichette e confezioni la dicitura Prosecco conservando solo quella territoriale Valdobbiadene Docg, motivando la scelta con la confusione cresciuta negli ultimi anni intorno al vino veneto. «Oggi - evidenzia l'enologo Loris Dall'Acqua, fra i fondatori della azienda e presidente della Confraternita di Valdobbiadene per la tutela della Docg - la nostra immagine e la percezione della nostra denominazione è alienata dalla presenza di cinquecento milioni di bottiglie di prosecco generico privo di storia e di vocazione territoriale». Secondo i grandi marchi da Carpenè a Bellussi, quest'idea è una follia. «Bisogna che questi produttori inizino a prendere qualche aereo - è il commento - vadano a dire ai distributori americani, inglesi, australiani, che questo vino non si chiama prosecco. Chiaro che per le aziende piccole che fatturano in Italia è forse più semplice. Ma sarebbe un autogol clamoroso».
Elena Filini
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino