LE REAZIONI TREVISO Al solito, in casa Lega, il più diretto e sanguigno

LE REAZIONI TREVISO Al solito, in casa Lega, il più diretto e sanguigno
LE REAZIONITREVISO Al solito, in casa Lega, il più diretto e sanguigno di tutti è Gianantonio Da Re, ex segretario regionale e ora eurodeputato: «Se il vescovo si mette a fare...

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LE REAZIONI
TREVISO Al solito, in casa Lega, il più diretto e sanguigno di tutti è Gianantonio Da Re, ex segretario regionale e ora eurodeputato: «Se il vescovo si mette a fare discorsi politici, la sua opinione può essere sottoposta a critica spietata come quella di tutti», sentenzia. Nel Carroccio l'irritazione è tanta e molto evidente. Nessuno si aspettava che monsignor Gianfranco Agostino Gardin, al suo ultimo passaggio ufficiale da vescovo, se ne uscisse con un'omelia così appuntita. Quel riferimento così esplicito a Matteo Salvini, anche se mai nominato, è stato talmente evidente da lasciare tutti senza parole. Ma ha fatto anche scattare la difesa a oltranza del Capitano e delle sue posizioni.

DIPLOMAZIA
Il sindaco Mario Conte, in prima fila Madona Granda, non ha battuto ciglio. E anche dopo la messa, fedele al suo ruolo istituzionale, è stato più che cordiale col vescovo. Ma non ha condiviso per niente la sua uscita: «Se fossi Vescovo, eviterei certi argomenti - ammette il sindaco - ma questo non toglie che tutti gli interventi di monsignor Gardin sanno regalare tanti spunti di riflessione. Mi è piaciuto quando ha specificato che ambito civile e ambito religioso vanno separati, ma allora mi sarei aspettato anche un riferimenti ai tanti parroci che si lasciano andare a osservazione politiche davanti ai loro fedeli, durante le messe. Io vado d'accordo con tutti, rispetto ogni opinione, ma penso che certe esternazioni non vadano fatte. A ogni modo ho un ottimo rapporto con il vescovo Gardin, non posso che ringraziarlo per quanto fatto in questi anni e andrò a trovarlo per salutarlo».
IL PARALLELO
Ad assistere alla cerimonia del Cero, nel giorno dell'Assunta, c'era anche Riccardo Barbisan, capogruppo del Carroccio in consiglio comunale e consigliere regionale. Anche lui prende le distanza da quanto detto dal vescovo sottolineandone, con grande cautela ma altrettanta sottigliezza, una contraddizione: : «Ho ascoltato con deferenza le parole di sua eccellenza reverendissima fin dall'inizio della sua bella omelia quando parlava della divisione della sfera laica e religiosa condividendole. Oggi però assistiamo sempre più ad un Papa che si esprime in termini netti su questioni prettamente politiche: lavoro, ambiente, immigrazione...». E partendo da qui, quindi non tanto da quanto detto dal vescovo ma dalle dichiarazioni distribuite dal Papa in questi anni, Barbisan osserva quasi provocatoriamente: «Se dunque politici non possono parlare di religione allora i religiosi non potrebbero parlare di politica. Credo sia saltato un naturale e sano rispetto dei ruoli. Se a rompere tale equilibrio è addirittura il vicario di Cristo in terra allora non ci si può lamentare se un umile ministro fa altrettanto». Insomma: è il Papa stesso a sdoganare le uscite di Salvini e i suoi pubblici ringraziamenti alla Madonna fatti dai palchi della politica.
LA CRITICA

Molto più ruvido nella sua critica è Da Re, che non ha timore nello sfidare il Vescovo su un terreno per tanti minato: «Premetto che non sono un grande frequentatore dei sagrati - precisa - ma mi pare giusto che il Vescovo si permetta di giudicare una cosa che ritengo molto soggettiva, ovvero come ciascuno di noi preferisca pregare la Madonna». E Da Re rivendica anche un'altra libertà che, magari, non farà felici i cattolici praticanti: «Nessuno deve andare in chiesa solo quando lo dice il prete, ognuno invece deve essere libero di pregare come meglio preferisce. E sinceramente come io non mi permetto di criticare il modo di condurre una messa da parte del vescovo Gardin e degli altri parroci, così vorrei che non ci fossero ingerenze nella politica. O meglio: se un'omelia si trasforma da intervento religioso a intervento politico, come tale può essere criticata. Non ci vedo niente di male». Per Da Re i due campi, religione e politica, possono benissimo essere sovrapposti a patto di accettare regole comuni per tutti: «Un'omelia dai contenuti religiosi e spirituali va accettata e meditata - osserva - ma se si trasforma i un editto politico, allora può essere criticata. Anche spietatamente criticata». Le parole di Gardin, secondo Da Re, rientrano in questa categoria. E le critiche, infatti, piovono copiose.
Paolo Calia
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Il Gazzettino