LE MISURE ROMA Luigi Di Maio prova a spingere il piede dell'acceleratore sui

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LE MISUREROMA Luigi Di Maio prova a spingere il piede dell'acceleratore sui dossier economici. Ieri, in due interventi su Facebook, il ministro dello Sviluppo e del lavoro, ha...

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LE MISURE
ROMA Luigi Di Maio prova a spingere il piede dell'acceleratore sui dossier economici. Ieri, in due interventi su Facebook, il ministro dello Sviluppo e del lavoro, ha prima annunciato l'intenzione di aprire il dossier pensioni rispolverando il progetto del taglio degli assegni d'oro e dell'aumento delle pensioni minime. Poi ha aperto un fronte con il ministro dell'Economia Giovanni Tria, che ieri aveva frenato sul reddito di cittadinanza rimandando l'intervento e annunciando la necessità di coperture certe. «Penso», ha detto Di Maio, «che siamo di fronte a una emergenza assoluta che richiede una risposta subito. Per questo», ha aggiunto, «in accordo con il presidente del Consiglio ho convocato un tavolo sul tema già dalla prossima settimana. Questo tema deve avere la priorità assoluta». Il tentativo del leader pentastellato è anche quello di riequilibrare l'agenda politica che, per ora, sembra dettata da Matteo Salvini. Dunque si riparte dai cavalli di battaglia del Movimento Cinque Stelle: reddito di cittadinanza, aumento delle pensioni minime e taglio di quelle d'oro. Gli assegni più alti, ha rilanciato ieri il vice premier, «per legge avranno un tetto di 4.000/5.000 euro», che varrà «per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano», ha aggiunto, «le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime». Una conferma di quanto già annunciato in campagna elettorale e inserito nel contratto di governo. Con una novità: la soglia oltre la quale una pensione sarà considerata d'oro è scesa da 5 a 4 mila euro netti. Il motivo è semplice.

IL RICONTEGGIO

Il taglio delle cosiddette pensioni d'oro attraverso un riconteggio dell'assegno con il metodo contributivo, se applicato alle pensioni oltre i 5 mila euro darebbe pochi risparmi. Nei giorni scorsi il centro studi Tabula - Futuro e previdenza, guidato dall'ex consulente di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, aveva calcolato un risparmio di 115 milioni. I pensionati che hanno un assegno oltre i 5 mila euro netti sono, infatti, soltanto 30 mila per una spesa complessiva per le casse dell'Inps di 2,8 miliardi. «Se la soglia scendesse a 4 mila euro», spiega Patriarca, «potrebbe essere possibile arrivare al miliardo di risparmi indicati da Di Maio». Ma questo a patto di tagliare non le singole pensioni, ma il reddito pensionistico. Significa che se una persona ha due assegni da 2.500 euro, andrebbero tagliati anche questi e non solo la singola pensione da 5 mila euro. Su 16 milioni di pensionati, coloro che hanno un reddito pensionistico superiore a 4 mila euro sono circa 100 mila, per una spesa annua lorda di 15 miliardi (10 al netto delle tasse). Con il ricalcolo contributivo i pensionati d'oro subirebbero un taglio in media del 10% dell'assegno. Poco male, in realtà. Se da un lato subiranno una riduzione dell'assegno, dall'altro otterranno aumenti in prospettiva molto consistenti dall'arrivo della flat tax. Le pensioni minime, invece, dovrebbero salire a 780 euro (1.170 euro per le coppie di pensionati). Quanto costa questa misura? Dipende dalla platea. Oggi ci sono 1,8 milioni di pensionati che hanno una pensione minima e una maggiorazione sociale che porta l'assegno complessivo a 638 euro. Portarlo a 780 euro costerebbe 3,5 miliardi. Ma 1,6 miliardi potrebbero essere recuperati eliminando la quattordicesima mensilità del governo Renzi.
Andrea Bassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino