«Le ludopatie sono sempre più diffuse»

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BELLUNO - (d.t.) Prevenire è meglio che curare. Il principio vale anche per la ludopatia. Che è a tutti gli effetti una malattia da trattare, tanto da essere stata inserita nei livelli essenziali di assistenza (Lea) dal decreto Balduzzi. Il problema è come si fa a prevenire? La domanda è stata lanciata nel convegno di ieri, curato dal Coordinamento Slotmob di Belluno. La risposta: regolamenti. Una bozza è stata proposta proprio dal Coordinamento. Perché i Comuni possano controllare orari di apertura delle sale giochi e circoscriverle in un'area lontana dai luoghi sensibili (scuole, palestre, parchi pubblici e simili). «Bisogna partire dalla prevenzione - ha detto il dottor Alfio De Sandre (in foto), direttore del Dipartimento Dipendenze dell'Usl Dolomiti - La ludopatia non può essere risolta se non attraverso un coinvolgimento attivo della società civile. Per questo bisogna che la gente sappia cosa significa gioco d'azzardo e quali sono le possibili conseguenze». In provincia di Belluno sarebbero circa 2mila le famiglie in cui superenalotto, slot machine e gratta e vinci provocano ludopatie, secondo i dati di De Sandre. «Per questi casi servono percorsi diagnostico-assistenziali flessibili». E i regolamenti? Spetta ai Comuni e ai sindaci mettere in atto misure di tutela della salute pubblica. Gli strumenti ci sono, ha spiegato l'avvocato Alberto Gaz. Ad esempio, la possibilità di individuare i luoghi sensibili e le distanze delle sale gioco. «Poi è necessario che i Comuni incentivino i locali che eliminano le slot - ha concluso il Coordinamento Slotmob -. Il gioco d'azzardo è un impoverimento del territorio».

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Il Gazzettino