LE INDAGINI VENEZIA La prima ricostruzione è quella fornita dal fratello.

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LE INDAGINI
VENEZIA La prima ricostruzione è quella fornita dal fratello. È stato lui a spiegare agli agenti della polizia locale che cosa fossa successo. È stato lui a raccontare che Cristiano voleva solo fargli vedere come si guidano i muletti, e che per entrare non avevano fatto altro che sfruttare un buco nella recinzione. Gli agenti non hanno motivo per non credergli, anche perché di fatto, il cantiere Bosco Bielo non è esattamente una fortezza inespugnabile. Recinzione alta un metro e mezzo o poco più affiancata da un guard rail: anche se non ci fosse stato il buco, i due fratelli (ma anche chiunque altro) avrebbero potuto entrare senza troppe difficoltà. Polizia locale e procura hanno già chiesto l'acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza: i video dovrebbero servire a spiegare i movimenti dei ragazzi. Gli aspetti che dovranno approfondire gli investigatori del comandante Marco Agostini però sono altri: per esempio dove fossero le chiavi del muletto e come mai, un ragazzino di 13 anni, potesse avervi accesso così facilmente. Il fratello ha raccontato ai vigili che Cristiano, in quel cantiere, c'era già entrato. Ma come aveva scoperto dove si trovavano le chiavi? Erano in un posto troppo visibile? E soprattutto, come mai nessuno si era accorto che questo ragazzino, la domenica, entrava di nascosto nel cantiere?

La procura deciderà nelle prossime ore se disporre l'autopsia sul corpo del tredicenne. Non dovrebbe essere necessaria date le circostanze della morte, ma può essere che il magistrato di turno decida comunque di ricorrere all'esame autoptico per verificare se Cristiano possa essere stato colpito da un malore che possa averlo portato a sbagliare manovra. Quasi sicuramente ci sarà una perizia dinamica sul mezzo, che verrà sequestrato. Sarà importante ricostruire con certezza che cosa possa aver fatto rovesciare quell'enorme muletto, anche se l'ipotesi più probabile è che si sia trattato di un mix di fattori, da una parte la pavimentazione un po' irregolare, tipica di certe fabbricazioni in laguna, dall'altra una manovra sbagliata del 13enne. Cristiano, in fin dei conti, non aveva l'età neppure per potersi mettere in sella a un motorino, figuriamoci per poter condurre un macchinario in grado di spostare quintali di merce e bancali. Verranno sentiti ovviamente i testimoni. Non solo il fratello del ragazzino, ma anche i passanti che per primi avevano dato l'allarme. Ogni dettaglio potrebbe essere cruciale a questo punto delle indagini. Starà al procuratore, infine, decidere se mettere sotto sequestro l'area del cantiere.
D.Tam.
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Il Gazzettino