LE INDAGINIPORDENONE (c.a.) È cauto il sostituto procuratore Federico Facchin, uno dei magistrati del gruppo che segue le fasce deboli. Di sopralluoghi per femminicidio ne ha...
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PORDENONE (c.a.) È cauto il sostituto procuratore Federico Facchin, uno dei magistrati del gruppo che segue le fasce deboli. Di sopralluoghi per femminicidio ne ha fatti tanti, troppi, e sulla sua scrivania ogni giorno arrivano casi di donne e bambini maltrattati, picchiati o di vittime di stalking. È cauto quando Giuseppe Mario Forciniti dice che era un uomo vessato e maltrattato dalla compagna. «Lei - sottolinea invitando alla prudenza - non può più parlare». È cauto anche di fronte a una confessione che definisce «parziale» e che nella villetta di via Martin Luther King non avrebbe trovato ancora riscontri. Lo stesso procuratore Raffaele Tito precisa che il femminicidio è avvenuto nell'ambito di una «presunta colluttazione che è tutta da accertare e non collima con i primi riscontri e il tentativo di depistaggio» che l'infermiere ha tentato di mettere in atto una volta arrivato in Questura, quando ha giustificato le mani ferite e insanguinate parlando di una colluttazione con un ladro entrato in casa. Ha forse gettato il coltello in un cassonetto per rafforzare questa versione e costruirsi un alibi? È credibile quando confessa un'unica coltellata e dice che poi nella sua mente è calato il buio? Quelle 8/9 coltellate, tutte concentrate su collo, volto e nuca di Aurelia fanno pensare a una furia omicida che non ha lasciato scampo alla compagna: è uno scenario che dal punto di vista giudiziario deve essere ancora chiarito.
La Squadra Mobile ieri mattina e nel corso del pomeriggio ha sentito i parenti della vittima, i vicini di casa e anche un'infermiera amica del 33enne. Sarà sentito con modalità protetta e con l'aiuto di psicologi anche il figlio di otto anni: l'altra notte si era svegliato e potrebbe aver sentito o visto qualcosa. Potrebbe anche aiutare gli inquirenti a capire se quanto riferito dal padre sugli attriti in famiglia corrisponde al vero. «Sono profondamente addolorato - ha commentato il questore Marco Odorisio, che segue da vicino le indagini - Il mio pensiero va a questa giovane mamma che non può più coccolare i suoi figli e ai due bimbi che non possono più avere le sue carezze. I femminicidi sono una piaga sociale, nel mio vissuto professionale ho trovato tante scene drammatiche... ho sempre pregato e sperato che fosse l'ultima volta».
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Il Gazzettino