LE INDAGINI PADOVA Un frate settantenne raggirato da un finto dipendente comunale

LE INDAGINI PADOVA Un frate settantenne raggirato da un finto dipendente comunale
LE INDAGINIPADOVA Un frate settantenne raggirato da un finto dipendente comunale e da un finto direttore di banca, ma anche una donna di 77 anni ingannata e derubata da due false...

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LE INDAGINI
PADOVA Un frate settantenne raggirato da un finto dipendente comunale e da un finto direttore di banca, ma anche una donna di 77 anni ingannata e derubata da due false infermiere dell'Ulss.

Indossano una maschera, quella di persone affidabili e autorevoli, e spillano i soldi alle proprie vittime. Truffe di questo genere capitano quasi quotidianamente in tutta la provincia e questi sono solamente gli ultimi due casi, accaduti nei giorni scorsi. «Serve la massima attenzione - è il monito dei carabinieri, che continuano a ricevere denunce simili -. Bisogna dare l'allarme ad ogni episodio sospetto».
Partiamo dalla truffa ai danni del frate. Capita tutto nel giro di un pomeriggio e la vittima è un religioso dell'eremo di Monte Rua di Torreglia. Quando risponde alla prima telefonata, dall'altra parte della cornetta c'è un uomo che si presenta come dipendente comunale. «Nella filiale più vicina di banca Unicredit c'è una somma molto importante destinata a voi: di ventimila euro». La seconda telefonata arriva poche ore dopo. «Sono il direttore. La somma è a vostra disposizione. Basta che versate duemila euro sul conto postepay che adesso vi comunichiamo, e poi potrete venire con la ricevuta a ritirare i ventimila euro destinata all'eremo». Il frate sorride, si fida e corre a fare il versamento. Stampa la ricevuta, si presenta regolarmente alla filiale Unicredit e chiede di poter ritirare la somma. L'addetta allo sportello, però, lo guarda senza capire. È a quel punto che gli altarini si scoprono: non c'è nessuna somma a disposizione per l'eremo, è stata tutta una truffa. È a quel punto che il frate si rivolge ai carabinieri per presentare formale denuncia.
I militari dell'Arma indagano cercando di risalire ai responsabili, intanto la vittima racconta com'è andata: «Quelle due persone parlavano in modo molto serio, pensavamo si trattasse di una donazione fatta al nostro eremo - spiega -. Ci siamo cascati, non succederà più».
I CONTROLLI
L'altro episodio capita a Camposampiero, dove vivono una madre anziana con una figlia diversamente abile. Due donne si presentano alla porta e suonano al campanello: «Salve, siamo due operatrici dell'azienda sanitaria - dicono alla padrona di casa -. Dovremmo controllare alcuni documenti relativi a sua figlia, legati all'assistenza che riceve». Madre e figlia si fidano, e purtroppo per loro si distraggono. Mentre tirano fuori le carte, le due donne rubano un portafoglio e scappano via. Dentro c'erano il bancomat e 70 euro.
I PRECEDENTI

Truffe simili sono già capitate con protagonisti falsi tecnici dell'elettricità e dell'acqua, falsi volontari, falsi militari. «È sempre bene non far entrare in casa gli estranei e non credere a quello che viene genuinamente detto al telefono» è la raccomandazione dei carabinieri. In passato Enel ha diffuso perfino una nota ufficiale («I nostri tecnici sono dotati di tesserino di riconoscimento e non chiedono soldi a domicilio) e anche il sindacato Uil Pensionati si è fatto sentire: «È un tema ormai all'ordine del giorno - ha spiegato il presidente regionale Emanuele Ronzoni -. C'è un unico modo per sventare questi imbrogli: stare all'erta e rivolgersi alle forze dell'ordine».
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino