LE INDAGINI BELLUNO Il telefonino ormai scarico da due settimane, lo zaino, la

LE INDAGINI BELLUNO Il telefonino ormai scarico da due settimane, lo zaino, la
LE INDAGINIBELLUNO Il telefonino ormai scarico da due settimane, lo zaino, la carta d'identità, la patente. C'era tutto accanto al corpo di Federico Lugato, il 39enne di Milano...

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LE INDAGINI
BELLUNO Il telefonino ormai scarico da due settimane, lo zaino, la carta d'identità, la patente. C'era tutto accanto al corpo di Federico Lugato, il 39enne di Milano ritrovato ieri senza vita dai finanzieri in località Monte San Sebastiano, a circa 100 metri dal sentiero segnalato, sotto ad una balza rocciosa in mezzo a fitta vegetazione. Il medico che è intervenuto ha riscontrato nel corpo traumi compatibili con una caduta. Una caduta di una cinquantina di metri tra roccia e vegetazione. Tutto insomma porta all'ipotesi di un incidente di montagna avvenuto in quella giornata del 26 agosto.

META MAI RAGGIUNTA
Federico era uscito dicendo alla moglie: «Vado alla baita Angelini», meta montana adagiata sul fianco delle cime di San Sebastiano (1680 metri di quota), in comune di Val di Zoldo. In realtà in quella Baita non ci è mai arrivato, perché su quel sentiero ha incrociato il suo tragico destino. Lugato era uscito di casa con racchette e zainetto per una passeggiata di circa due ore con partenza da Pralongo, dove con la moglie Elena era in vacanza. Federico, che in passato ha fatto parte degli scout e era un tecnico delle Ferrovie, conosceva molto bene il sentiero che ha imboccato quel maledetto giovedì mattina, essendovi transitato diverse volte. La sua Renault Clio, come avevano documentato le telecamere di videosorveglianza, era transitata per la piazza di Forno di Zoldo la mattina del 26 agosto alle ore 08.49. Era diretto verso Pralongo, dove è stata ritrovata la sua auto regolarmente parcheggiata e chiusa. Con sé, aveva il cellulare, una borraccia, un marsupio, i bastoncini da trekking, le chiavi. Oggetti mai ritrovati nei giorni di ricerche senza esito, perché erano accanto a lui, sotto quel dirupo.
LE IPOTESI
Escursionista esperto non si sa cosa abbia portato Federico fuori dal sentiero battuto. Forse il desiderio di esplorare una zona nuova, la voglia di vedere meglio qualcosa che aveva intravisto nel suo cammino. Tutte le ipotesi sono aperte e le indagini non sono chiuse. Il corpo di Federico Lugato è a disposizione dell'autorità giudiziaria, con il sostituto procuratore di turno Katjuscia D'Orlando che deciderà eventuali accertamenti. Potrebbe essere necessaria una consulenza autoptica, oltre alla ispezione cadaverica esterna.
IL RISULTATO

Il ritrovamento del copro dell'uomo non era scontato ed è stato frutto del grande lavoro di squadra di tutte le forze in campo, con la regìa della Prefettura, che è andata ben al di là dei canonici tre giorni di ricerche. Pur in assenza di elementi nuovi il prefetto Mariano Savastano ha ritenuto di andare avanti: il territorio è stato battuto per 10 giorni ininterrottamente, fino a lunedì scorso quando si decise lo stop. Ieri l'ultimo disperato tentativo prima della riunione a Palazzo dei Rettori e la soluzione del caso di scomparsa. «È stato fatto tutto quello che si poteva fare. Non ci resta che sospendere le ricerche per una settimana e lasciare che il territorio e la natura ci diano qualche segnale», avevano detto i volontari civili il 6 settembre scorso. E così è stato.
Olivia Bonetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino