Le famiglie gelano don Aldo: «Qui no»

Le famiglie gelano don Aldo: «Qui no»
PONZANO - Don Aldo Danieli ha sempre accolto i profughi nel palazzetto della sua parrocchia a Paderno. Così ha fatto anche mercoledì notte, quando ha aperto le porte a 24...

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PONZANO - Don Aldo Danieli ha sempre accolto i profughi nel palazzetto della sua parrocchia a Paderno. Così ha fatto anche mercoledì notte, quando ha aperto le porte a 24 giovani tra i 18 e i 22 anni. Ma non tutti sono d'accordo. E alcune famiglie sono pronte a scrivere al vescovo per farlo desistere. La paura più grossa è che gli immigrati possano diffondere malattie. Il fatto che il PalaAldo sia letteralmente attaccato all'asilo, poi, non fa che aumentare i timori. «Se bisogna aiutarli, non va fatto certo mettendoli praticamente dentro un asilo», spiega Simona, mamma di una bimba che frequenta la materna, partecipando a un'infuocata discussione esplosa ieri su Facebook. «Lì ci sono 160 bimbi ogni giorno -aggiunge Federica- Possono prendere qualsiasi tipo di malattia». Domani pomeriggio i 24 profughi verranno trasferiti nella canonica di Santandrà dove resteranno due giorni. Giusto il tempo di far svolgere gli eventi già previsti nel PalaAldo, che sarà ripulito da cima a fondo. E lunedì torneranno. Anche perché Povegliano non li vuole in pianta stabile. «Staranno in parrocchia -precisa il sindaco Rino Manzan- È giusto aiutare temporaneamente persone che sono disperate. Ma non deve diventare definitivo. Abbiamo già detto di no per il capannone della Pro loco». A inizio maggio, però, il palazzetto di Paderno dovrebbe ospitare il pranzo delle comunioni. E ad alcune famiglie non piace affatto l'idea di doversi alternare ai profughi. «Il palazzetto è della comunità -sottolinea Simone- don Aldo doveva chiedere il permesso di accettarli». In questo clima di tensione, infine, arriva la reprimenda di Stefano Lecca, assessore-ombra di Progetto in Comune e candidato consigliere regionale con Fratelli d'Italia: «Via i profughi da Ponzano -tuona- dare ospitalità significa dare loro la possibilità di delinquere».

Mauro Favaro

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Il Gazzettino