Le chimere dalle sonorità elettroniche di Ottodix arrivano sulle mura. Il musicista trevigiano si esibirà con la sua band stasera in apertura al concerto di Max Gazzé per...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Come nasce Chimera 7?
«L'installazione fa parte della serie "10 Chimere", che ho iniziato nel 2013 e che da una forma tangibile e simbolico-evocativa a 10 diverse utopie fallite del XX Secolo, come una messa in mostra dei demoni che ancora ci portiamo dietro. La settima Chimera la volevo dedicare all'utopia fallita dell'atomica, quell'energia «pulita» che sembrava dovesse risolvere i problemi del mondo. L'occasione è quella del settantennale dallo sgancio del primo ordigno nucleare su Hiroshima (6 agosto 1945). Little Boy nella mia installazione è anche il nome della scultura di un bambino blu radioattivo che gioca ignaro con sabbia contaminata e sul cui capo incombe una gigantesca presenza trasparente alta 6.50 metri e dal diametro di 4.80 metri, un mostro dalla natura ibrida (come le Chimere mitologiche) tra fungo atomico, atomo e medusa, che aleggia sul suo futuro».
Un successo a Torino dopo essere stato scelto per Pechino con Chimera 5 lo scorso anno. Come l'ha vissuto?
«Dopo quel passaggio mi sono trovato immerso in questa dimensione di curatori e artisti cinesi, tra i più grandi al mondo (a Torino espongo con Ai Wei Wei, per me un sogno). I curatori credono molto nel mio lavoro e mi stanno assecondando in tutte le mie più visionarie e mastodontiche proposte, normalmente giudicate dal medio gallerista italiano come fuori mercato a causa delle dimensioni e di un taglio etico-estetico non in linea con le tendenze "asettiche" di troppa arte contemporanea».
E proprio il 6 agosto terrà una performance a distanza con l'associazione Sea Sheperd. Come si svolgerà?
«Essendo "Chimera 7" un'installazione di stampo ambientalista, ho voluto coinvolgere Sea Shepherd, una falange attivista distaccatasi da Greenpeace, più radicale ed efficace, fatta di volontari che rischiano spesso la pelle in missioni interventiste. La danzatrice e performer Alice Rigoni Bodin, in missione nelle isole Faer Oer per evitare una inutile mattanza di delfini uccisi per puro folklore, invierà il 6 agosto un video con una performance filmata dalle isole, e coreografata con me in questi mesi. Verrà proiettato al Mastio della Cittadella di Torino, sede centrale della Biennale, davanti alla mia installazione, dove suonerò live un brano tratto dall'album «Chimera». A seguire terrò un breve concerto per quartetto d'archi e pianoforte. Sarà invitata in sala una delegazione di Sea Shepherd, che illustrerà in che cosa consiste la loro attività, spesso demonizzata ad arte dai media». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino