LE CATEGORIE ROVIGO «Con le chiusure serali i bar e i ristoranti della città

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LE CATEGORIEROVIGO «Con le chiusure serali i bar e i ristoranti della città avranno gli stessi danni di un lockdown totale. Ecco perché lo stop alle 18 condanna molti locali ad...

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ROVIGO «Con le chiusure serali i bar e i ristoranti della città avranno gli stessi danni di un lockdown totale. Ecco perché lo stop alle 18 condanna molti locali ad abbassare per sempre la saracinesca». Il vicedirettore di Confesercenti Venezia-Rovigo Vittorio Ceccato non nasconde la preoccupazione per le pesanti conseguenze prodotte a bar e ristoranti della città dall'ultimo Dpcm che fissa alle 18 il coprifuoco per gli esercizi pubblici.

LOCALI ADEGUATI
«Hanno chiesto agli esercenti di adeguare le attività alle linee guida, e lo hanno fatto, di organizzare il personale formandolo all'uso dei Dpi e lo hanno fatto - spiega Ceccato - Ora, però, il Governo scarica la responsabilità dell'aumento dei contagi sulla categoria più fragile. Molti locali iniziano a lavorare verso sera, dopo l'esplodere dell'emergenza poi lo smart working ha ridotto, se non dal tutto cancellato, la paura pranzo. Chiedere ai ristoratori di tenere chiuso alla sera, significa dire loro non lavorate. Per molti, infatti, è decisamente più conveniente tenere chiuso il locale anche di giorno dal momento che con i pochi coperti del mezzogiorno non riuscirebbero comunque a coprire le spese di gestione».
LE ALTERNATIVE
«Anziché potenziare i trasporti ed evitare le occasioni di assembramento che sarebbero state inevitabili con la ripresa delle attività spiega Ceccato , il Governo ha perso tempo. L'Italia era stata la prima in Europa a dovere affrontare l'emergenza e un lockdown molto duro, aveva gli strumenti per giocare d'anticipo, in modo da impedire di ripetere provvedimenti con conseguenze questa volta ancora più disastrose per l'economia e le imprese».
Ieri sera alcuni titolari di locali e imprese colpite dal decreto sono scese in piazza Vittorio Emanuele II per protestare. « Esprimo la mia totale solidarietà con chi ieri ha manifestato - fa sapere Ceccato - Tuttavia credo che perchè la protesta sia veramente efficace debba assumere un'eco nazionale. Gli imprenditori devono compattarsi e andare a Roma a protestare: a Rovigo è un un gesto che rischia di restare solo simbolico dal momento che il Comune, in questo caso, non ha voce in capitolo sulle scelte centrali».
RICORSI AL TAR
Nel frattempo, i vertici nazionali di Confesercenti e Confcommercio stanno valutando se sia possibile presentare ricorso al Tar contro il Dpcm che mette in ginocchio dai pubblici esercizi agli alberghi, dalle palestre alle associazioni sportive, ma anche a favore di tutto l'indotto che questo mondo crea al commercio e all'artigianato.
I COMMERCIANTI

Contro il dpcm anche il numero uno di Ascom Confcommercio Rovigo Stefano Pattaro: «Non condivido questa ulteriore penalizzazione per un settore già duramente colpito dall'emergenza spiega Pattaro - Secondo l'ultimo Dpcm il virus diventa contagioso solo dalle 18 alle 5 del mattino». «Mi aspetto aiuti equi e puntuali continua il presidente di Confcommercio -, non possiamo accettare il teatrino di interventi a scoppio ritardato e una cassa integrazione pagata dopo mesi. Gli aiuti dovranno essere concreti, non a prestito. Le imprese infatti si sono già indebitate per superare questi mesi, non si può fare il debito per pagare il debito». L'emergenza, secondo il numero uno di Confcommercio, verrà protratta ben oltre i 30 giorni annunciati da Conte: «Questa linea poterà di sicuro a un Natale in lockdown e sarà drammatico per tante imprese». Anche Pattaro si schiera accanto ai commercianti scesi ieri in piazza: Una protesta sacrosanta quella di baristi, ristoratori, proprietari di palestre e di tutti i settori colpiti da decreto. Stiamo parlando infatti di lavoratori che, a causa delle decisioni del Governo, non riusciranno a mantenere le proprie famiglie. Italiani che, ricordiamolo, non godono di ammortizzatori sociali: se non tengono aperte le loro attività, per intenderci, non mangiano».
Roberta Merlin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino