Lavoro I libri non valgono la dignità La triste vicenda della Grafica

Lavoro I libri non valgono la dignità La triste vicenda della Grafica
LavoroI libri non valgonola dignitàLa triste vicenda della Grafica Veneta è un duro colpo non solo per la stessa azienda, ma anche per l'immagine (e la sostanza...) del Veneto...

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Lavoro
I libri non valgono
la dignità
La triste vicenda della Grafica Veneta è un duro colpo non solo per la stessa azienda, ma anche per l'immagine (e la sostanza...) del Veneto industrioso. Pur non potendo estendere questa valutazione a tutte le attività che operano onestamente nella nostra regione, e in attesa dell'accertamento delle singole responsabilità, il fatto che la notizia compaia a caratteri cubitali nella prima pagina dei giornali rappresenta un evento che fa riflettere. La globalizzazione e la produzione in altri paesi di merce a basso costo ha provocato un'impennata degli equilibrismi a rincorrersi di un'imprenditoria votata ormai quasi esclusivamente all'incremento dei profitti. La nostra società industriale sopporterebbe oggi l'avvento di un Adriano Olivetti? Io ritengo che ai dirigenti d'azienda serva, oltre alla preparazione tecnico-economica, anche una profonda formazione umanistica. Quando, alla fine di una giornata di lavoro, si contano gli scatoloni, si calcola quanti libri si sono stampati, non si dovrebbe dimenticare che un milione di libri non valgono la dignità di una persona.

Tiziano Lissandron
Informazione
Troppo spazio
ai no vax
Se nei telegiornali e nelle trasmissioni relative al covid 19 intervistassero spesso, ogni giorno, i no vax e i non mask colpiti dal virus e ricoverati nelle terapie intensive e nei reparti covid o se guariti hanno conosciuto di persona l'oggetto della loro negazione, sarebbe un'evidenza palese dell'esistenza e delle nefaste conseguenze del virus senza insistere a mostrare le loro manifestazioni veicolo di una pubblicità nefasta alla lotta per liberarci della pandemia che non ci dà tregua.
Ivo Zanetti
Vaccino
Non diminuisce
gli effetti
Diceva Sir Arthur Conan Doyle per bocca di Sherlock Holmes: Un indizio è un indizio. Due indizi sono due indizi. Tre indizi sono una prova. Ora nel nostro caso gli indizi si stanno moltiplicando a dismisura. Vedi i 20 positivi sulla Amerigo Vespucci, dove tutti erano vaccinati con due dosi. Allora, a che serve in realtà questo vaccino? A diminuire gli effetti? Sì, certo, a chi gliela vai a raccontare?
Ivan Faccinetto
Olimpiadi
Dalla Rai solo
sul televisore
La Rai ha deciso in trasmettere le Olimpiadi solo su Rai 2 non solo come unico canale televisivo ma proprio come unica tecnologia possibile. Niente online, niente streaming, niente on demand, niente app! Quindi o si sta tutto il giorno a casa davanti alla TV in diretta o niente. Siamo solo nel 2021 e tutto il mondo è online anche quando è in viaggio. Non sarà mica solo un banale motivo economico di diritti?
Luca Argentin
Venezia
Perché Mestre
non si separa?
Continuare a parlare di separazione tra Venezia e Mestre dopo il risultato del referendum è perlomeno ridicolo, ma mi continuo a domandare come possono i mestrini preferire vivere in una brutta periferia di una città che non esiste piuttosto che in una città che, con la potenzialità che ha Mestre, potrebbe diventare una delle più importanti d'Italia. Perché Treviso è bella e Mestre è brutta? Ci sono evidentemente varie cause ma la prima è sicuramente perché Treviso è una città e Mestre una periferia. Una periferia resterà sempre una periferia e Mestre lo sarà anche con Venezia a 10.000 abitanti. Per quanto riguarda Venezia, se non è morta è in... terapia intensiva da cui non riuscirebbe a farla uscire nemmeno un luminare come Draghi. Per i veneziani qualsiasi movimento è visto con molto sospetto, perché lo status quo favorisce non solo i grandi interessi ma anche quelli piccoli perché a Venezia molte attività sono borderline. La conclusione di questa concisa analisi è che Mestre diventerà grande quando i mestrini si dimenticheranno di Venezia, mentre per Venezia non c'è proprio niente da fare se non ritornando a Montanelli: renderla internazionale sotto la sovranità e il patronato dell'Onu.
Claudio Bugati
Caso Voghera
Espulso
ma vivo
Mi riferisco al recente tragico fatto di Voghera in cui un uomo di origine marocchina ha perso la vita. Sarà la magistratura ad indagare ed accertare lo svolgimento del fatto e le conseguenti responsabilità. Però una cosa é chiara e certa fin d'ora: il primo responsabile è sicuramente il Ministero degli Interni, cioè lo Stato Italiano, cui i familiari della vittima potrebbero anche richiedere i danni. Già perché la vittima era, come riportato dalla stampa, titolare di svariati decreti di espulsione per vari reati commessi. Purtroppo, come da prassi, questi decreti di espulsione restano quasi tutti lettera morta. Infatti è di tutta evidenza che se almeno uno di questi decreti fosse stato eseguito, non si parlerebbe di questo tragico fatto e l'uomo sarebbe vivo in Marocco e gli italiani non si troverebbero gravati per molti anni di tutti i costi derivanti da non aver eseguito nei tempi dovuti l'espulsione (costi di indagini, processi, avvocati, magistrati, periti, carcerazioni ecc.).
Camillo Ferretto
Ambiente
Ha ragione
Mainardi

Vorrei complimentarmi per l'articolo, uscito il 21 scorso, L'uomo non causa le alluvioni ma fa poco per impedirle, in cui il Dr. Mainardi non si associa al coro che vorrebbe alluvioni e frane conseguenze dei cosiddetti cambi climatici. Forse a Mainardi potrebbe interessare una citazione storica, circa quelle dell'Arno. Luigi Pacinotti, fisico e patriota pisano, nel 1869, nel proporre opere per il controllo delle sue piene, scriveva: La situazione dell'Arno, come degli altri fiumi, si farà sempre peggiore: proseguirà il diboscamento che ha fatto accorrere contemporanee le acque nei torrenti: proseguiranno i restringimenti e le rettificazioni nei torrenti ed influenti dell'Arno, che ne hanno fatta accrescere la rapidità del corso, perché l'interesse dei limitrofi possidenti che guida queste operazioni. Né può scorgersi modo per cui i metodi usati si abbiano a dismettere, onde riterremo che cresceranno anche maggiormente le piene di Arno, e si faranno ben presto in Pisa imponentissimi i danni.... Un secolo dopo, il 4 novembre 1966, l'Arno inonda Firenze e molta della Toscana; poi cambia il clima, quello politico, e finalmente si faranno le opere idriche per evitare che il fiume esondi quando piove molto.
Prof. Alessandro Bettini
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino