«Lascio, questo Pd deve cambiare»

«Lascio, questo Pd deve cambiare»
L'INTERVISTABELLUNO Non è un addio e neanche un passo indietro. Un passo di lato semmai e avanti un altro. Una scelta maturata per questioni personali, senza che sia di fatto...

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L'INTERVISTA
BELLUNO Non è un addio e neanche un passo indietro. Un passo di lato semmai e avanti un altro. Una scelta maturata per questioni personali, senza che sia di fatto una questione personale. Adesso, però, diventerà una questione di partito; del Pd, che dovrà cercarsi un nuovo segretario. Erika Dal Farra difatti si dimette. Ha comunicato la sua decisione ieri sera, nel corso dell'assemblea provinciale. Un solo punto all'ordine del giorno della riunione: comunicazioni del segretario. Anzi, comunicazione: una sola, in realtà. Che però è stata sufficiente a spiazzare più d'uno all'interno della galassia Dem bellunese.

«È una scelta ponderata, che ho condiviso con i miei collaboratori più stretti» raccontava ieri mattina l'ormai ex segretario provinciale del Partito Democratico, in una chiacchierata precedente l'assemblea. «Per alcuni, fare il segretario può sembrare un gioco da ragazzi. Non è così, per me. È un impegno grande che richiede tempo e risorse; bisogna essere costantemente sul pezzo. E in questo momento credo di non essere più utile alla causa».
Una decisione irrevocabile?
«Se non casca il mondo, non torno indietro - dice Dal Farra -. Ma resto a disposizione del partito».
Quindi non c'è l'abbandono della nave per salire su un'altra scialuppa?
«Sarò sempre a disposizione del mio partito. Ci sarò per aiutare chi verrà dopo di me. Le mie idee non cambiano. Ma conosco i miei limiti e so riconoscere quando è il momento di fare un passo indietro. Credo di poter essere più utile alla causa facendomi un attimo da parte come segretario».
Facciamo un passo indietro anche noi: Erika Dal Farra diventa segretario del Pd bellunese nel dicembre 2013, al termine di un congresso abbastanza muscolare. Ma la storia nel Partito Democratico comincia prima. «Esatto. Comincia nel 2012, quando mi sono candidata in consiglio comunale a Belluno a supporto di Claudia Bettiol. Non sono entrata a Palazzo Rosso, ma il segretario dei Giovani Democratici mi ha chiamata e mi sono avvicinata a quella realtà».
Fino a diventare segretario comunale dei Giovani Dem.
«Il gruppo che mi ha portato alla segreteria provinciale è nato lì. E difatti lo step successivo è stato quello del congresso».
Lei si era presentata come l'ala rottamatrice del partito, vincendo contro Piergiorgio Salvati, che rappresentava l'ala più a sinistra. Com'è stato quel periodo?
«Duro. È stato difficile tenere gli equilibri all'interno del partito. E non è stato semplice trovare legittimazione dopo il congresso. Ma ce l'abbiamo fatta».
Gli step successivi sono stati quelli della candidatura alle regionali 2015 e alle comunali 2017. Entrambi appuntamenti elettorali poco felici.
«Ma mi hanno fatto crescere e guadagnare esperienza che resterà a servizio del Pd».
Come mai ha deciso di lasciare?
«Per un motivo privato e personale. E poi perché il Pd bellunese deve cambiare. La fase storica che sta attraversando il partito è difficile. Credo ancora che le idee di Renzi siano vincenti, ma adesso serve uno sprint diverso. Non fa bene al Pd avere come unico punto di riferimento quello del segretario: serve un confronto interno che non può essere fatto senza un cambiamento».
Quindi?
«Quindi bisogna andare a congresso e scegliere un nuovo segretario. Bisogna azzerare e ripartire».
Chi ci sarà nel Pd dopo Erika Dal Farra?
«Serve una persona che abbia tempo; una persona equilibrata, in grado di tenere in piedi il gruppo. E che non sia legata a vecchie vicissitudini».
È l'identikit di qualcuno in particolare?
«Vedremo. Da qui al congresso, l'assemblea nominerà un traghettatore, qualcuno che avrà il compito di condurre il partito verso le prossime sfide».
Nomi?
«Meglio non farli. Anche perché sarà l'assemblea a scegliere. Ed eventualmente anche a raccogliere le disponibilità».
Rimpianti?

«Nessuno. Ho sofferto nel momento in cui Sappada è passata in Friuli. Lì ho capito che il Pd aveva bisogno di una scossa che riequilibrasse le esigenze territoriali con quelle nazionali. Ma ho potuto anche vivere momenti di grande soddisfazione, come incontrare i leader nazionali, o portare nostri esponenti in ruoli importanti per il nostro territorio».
Damiano Tormen
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Il Gazzettino