La veronese Castellini a teatro «Mi manda la scuola del Piccolo»

La veronese Castellini a teatro «Mi manda la scuola del Piccolo»
L'INTERVISTANella sua vita professionale, la veronese Federica Castellini si è trovata di fronte a un grande bivio. E dovendo scegliere tra cinema e teatro, ha vinto il...

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L'INTERVISTA
Nella sua vita professionale, la veronese Federica Castellini si è trovata di fronte a un grande bivio. E dovendo scegliere tra cinema e teatro, ha vinto il palcoscenico grazie alla forza attrattiva del suo maestro Luca Ronconi.

Castellini come è nata quella scelta?
«Ero stata presa per un film importante Giorni e nuvole di Silvio Soldini però dovevo fare da protagonista al Il ventaglio di Goldoni con Ronconi, uno spettacolo importante che ha girato l'Europa. Era un'occasione incredibile, ero da poco uscita dalla scuola e il mio maestro mi aveva proposto quella parte a fianco di grandi attori. Ho rinunciato al film e quel ruolo è stato affidato ad Alba Rohrwacher».
Ha qualche rimpianto?
«Se penso a quello che ho sempre voluto fare, no. Fare un film mi avrebbe dato un altro tipo di esperienza e ai tempo mi dicevano: sei pazza! Non è stato facile, anche se credo che per lavorare nel cinema e in televisione si debbano coltivare molte relazioni nell'ambiente e io non ci sono portata. Non tornerei indietro».
E farebbe del cinema?
«Se ci fosse l'occasione, lo farei di corsa. Al momento però è tutto fermo».
Quando è nata la vocazione da attrice?
«Al liceo ho incontrato Gloriana Ferlini, maestra che preparato molti attori. Mi ha detto che poteva essere un lavoro e io ho voluto farlo. Dopo il liceo sono andata a Milano».
Qual è stato il suo percorso?
«Vengo dalla scuola del Piccolo, mi sono diplomata nel 2005. Ho lavorato con Branciaroli, Emiliani, Bruni, Nekrosius, Castri. Nel 2009 ho cofondato la compagnia Gli Incauti. Ho sempre lavorato cercando di confrontarmi con i nodi del presente».
E dunque affronterà il tema Covid?
«Anni fa ho lavorato sulla solitudine dell'uomo contemporaneo legato ai social network, ma dopo quello che è successo il teatro dovrà raccontare e porre delle domande su questa situazione allucinante».
Oltre a Ronconi, quali altri incontri l'hanno segnata?
«Il confronto con Massimo Popolizio, che mi ha mostrato come essere autonoma, e il lavoro con Bruno Fornasari su testi contemporanei. E poi Giulio Bosetti, che quando lasciai il ruolo di Giulietta nel Sior Todero brontolon mi dedicò un piccolo monologo inventato alla fine dell'ultima replica».
Ha rimpianti teatrali?
«Ho detto dei no che non avrei voluto dire. Ho scelto di non fare Shopping & fucking dell'Elfo perché intimorita da un testo molto forte, ma me ne son pentita».
Sogni nel cassetto?
«Mi piacerebbe scrivere un libro per bambini. Ho due figli piccoli e forse lo dico perché mi sono accorta che hanno uno sguardo nuovo, che si entusiasmo per le cose».

Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino