La mattinata inizia con una telefonata dalla Russia. Segno che la storia del prosecco furbetto non è solo un calembour verbale, ma ha decisamente valicato la cortina di ferro,...
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Presidente, facciamo subito chiarezza sulle indagini del Nas. Chi hanno toccato?
«Le indagini riguardano, di prassi, tutte le cantine d'Italia nel periodo post vendemmia. Senza dubbio l'attenzione è stata alta sulle colline del Prosecco, e questo grazie soprattutto ai consorzi di tutela. Sugli illeciti ho avuto queste rassicurazioni dal Nas: si tratta di questioni di carattere amministrativo, cioè incongruenze nella registrazione del carico e scarico delle uve. E infatti per molti quantitativi di uva sequestrati si è già provveduto al dissequestro».
Controlli sulle uve appena raccolte nella vendemmia 2015 o sulle bottiglie già emesse sul mercato?
«I controlli hanno riguardato la trasformazione da uva in vino della vendemmia 2015»
La Prosecco è la più grande Doc d'Italia. Vi siete fatti dei nemici o un po' di marcio in effetti c'è?
«Muoviamo un indotto economico sempre più importante. È quindi giusto che i controlli siano capillari. Certo, stiamo diventando una presenza scomoda nel mondo enologico mondiale. Personalmente non credo però ci sia alcun accanimento. Ma certo, se al consumatore non si vende Prosecco, si venderanno altri prodotti. E questo può fare gola. Quanto al marcio, non lo escludo a priori per principio ma dico che per come abbiamo organizzato i controlli lungo tutta la filiera produttiva, è molto difficile. In più nel 2014 abbiamo creato Sistema Prosecco, società che riunisce i tre Consorzi -Prosecco Doc, Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e Asolo Docg- nell'attività di tutela».
Il 2015 sarà una delle annate definite straordinarie. Pensa che questa tegola vi penalizzerà?
«Oggettivamente ora abbiamo un problema d'immagine. Se, come mi auguro, tutta questa storia rientrerà, dovremo in parte rifidelizzare la nostra clientela».
Cosa si sente di dire perciò ai consumatori?
«Il consumatore stia tranquillo e continui a bere Prosecco, sapendo che investe in un prodotto controllato e certificato. Però quando va al bar, al ristorante o nei chioschi e ordina Prosecco, dovrebbe pretendere che gli venga versato da una bottiglia. Lì è la frode, lì il rischio di bere un vino truccato».(((filinie))) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino