La storia di Luca e Nadia condivisa da migliaia sul web

La storia di Luca e Nadia condivisa da migliaia sul web
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LA STORIA
UDINE «Grazie a tutti! Uniti si vince e si arriva fino a dove si comanda e si decide». Si condensa in questo messaggio postato ieri a fine giornata la battaglia che Nadia Fileccia ha condotto per il proprio figlio, Luca Zamero di 26 anni, rimasto vittima lo scorso 21 marzo di un gravissimo incidente stradale, mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro, centrato in pieno da un'auto. Luca è rimasto ferito, con diverse fratture ed è stato operato all'anca all'ospedale di Udine: da tre settimane è ricoverato nel reparto di ortopedia del Santa Maria della Misericordia. Dopo tre settimane di degenza e una delicata operazione all'anca, per il giovane è cominciato il decorso operatorio al quale dovrà seguire la riabilitazione. Ma alla mamma Nadia viene riferito mercoledì mattina, dal medico ortopedico dell'ospedale, che il Gervasutta di Udine avrebbe respinto entrambe le richieste avanzate per poterlo ospitare. Il motivo? Secondo il suo racconto, l'istituto sarebbe riservato ai pazienti covid e non si potrebbero accettare altri degenti (ma la struttura sanitaria ha in seguito spiegato che il covid non c'entrava nulla).

Per Nadia una doccia fredda. «Mio figlio è sopravvissuto e per fortuna non rimasto paraplegico, ma per rimettersi in piedi ha bisogno di una riabilitazione intensiva. Io sono impazzita alla notizia che al Gervasutta non lo avrebbero preso», ha raccontato la donna, attraverso un post su Facebook che è stato condiviso da migliaia di persone. «Sono stata chiamata da tutta Italia, da persone che volevano aiutarmi e le mie parole hanno raggiunto anche il tavolo dell'assessore regionale Riccardi». Da qui la situazione di Nadia e Luca si sblocca: Riccardi si mette in contatto con Nadia e la rassicura. Poi nel corso della giornata arrivano le rassicurazioni: «Mio figlio farà un periodo di qualche giorno in Rsa e poi sarà ricoverato al Gervasutta. Io sono forte e ho avuto il coraggio di alzare la voce, chiedere aiuto e testimoniare una situazione assurda. Non è giusto che solo alzando il tono della voce siamo riusciti ad avere ciò di cui avevamo bisogno, non dovrebbe funzionare così. Spero che questo episodio serva anche a tutte quelle persone che non hanno la forza per chiedere ciò che gli spetta». Il direttore del Gervasutta dopo la diffusione mediatica del fatto «ha deciso di accettare Luca in reparto di riabilitazione - ha aggiornato la mamma -. In questo percorso però non dimentico chi soffre in silenzio e non ha voce. Uniti si vince», ha postato ancora ieri sera su Facebook.
LA STRUTTURA

Da parte della struttura sanitaria a metà giormata era arrivata la precisazione: «Il giovane ha riportato un trauma importante lo scorso 21 marzo in un incidente con lo scooter. È però troppo presto per iniziare con la riabilitazione, a causa delle limitazioni fisiche che le lesioni hanno comportato. Quindi il ragazzo dovrà andare intanto in Rsa, dove sarà seguito da un fisioterapista, poi tra due o tre settimane sarà rivalutato il suo caso e si comincerà con la riabilitazione». I ritardi quindi non hanno niente a che vedere con il covid, «ma è semplicemente determinata dal fatto che nei casi come questo è necessario prima provvedere alla cura, poi in un secondo momento si può passare alla riabilitazione».
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Il Gazzettino