LA SPERIMENTAZIONE VENEZIA La chiamano la Signora del Sangue. Ed è anche

LA SPERIMENTAZIONE VENEZIA La chiamano la Signora del Sangue. Ed è anche
LA SPERIMENTAZIONEVENEZIA La chiamano la Signora del Sangue. Ed è anche grazie a lei se il Veneto risulta tra i centri capifila nella lotta al coronavirus. Perché è a Padova,...

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LA SPERIMENTAZIONE
VENEZIA La chiamano la Signora del Sangue. Ed è anche grazie a lei se il Veneto risulta tra i centri capifila nella lotta al coronavirus. Perché è a Padova, assieme a Pavia e a Pisa, che si sta sperimentando una vecchia terapia: trattare i malati con il plasma immune dei pazienti guariti. Vecchia perché il procedimento di plasmaferesi non è una novità, è stato utilizzato anche in Cina e già nel 2014 per trattare i pazienti affetti da virus Ebola. Ma qui, in Italia, è ancora a livello di sperimentazione. Epperò sta funzionando. Per capire a che punto è la sperimentazione, il governatore del Veneto Luca Zaia ha invitato Giustina De Silvestro, direttore del Servizio trasfusionale dell'Azienda ospedaliera di Padova, all'unità di crisi della Protezione civile a Marghera.

I DATI
Sono 23 - ha detto la dottoressa De Silvestro - i pazienti arruolati, per la maggior parte ricoverati in terapia intensiva, quindi molto più gravi di quelli in cura a Pavia. I donatori sono 199, ma va detto che tanti si sono offerti e sono tuttora in lista d'attesa. Non tutte le persone che sono state contagiate - oltre 19mila - possono però diventare donatori: c'è il doppio limite dell'età, perché bisogna avere più di 18 anni e meno di 65 (anche se a livello nazionale sarebbe 60), oltre al fatto di non soffrire di particolari patologie. Tra l'altro c'è anche il problema degli anticorpi perché non tutti li sviluppano in quantità notevole: bisognerebbe avere un titolo anticorpale superiore a 160 e invece circa il 50% è a quota 80 e solo il 33% a quota 160. «Non tutti i donatori hanno qualità di anticorpi efficaci, ma li raccogliamo comunque per poterli poi concentrare».
E come sta andando la terapia? C'è stato un decesso - ha chiarito De Silvestro - e ci sono altri quattro casi particolarmente delicati («compassionevoli», li ha definiti), ma per tutti gli altri l'utilizzo del plasma dei guariti ha prodotto risultati positivi. Le tappe di questa sperimentazione? «A inizio marzo abbiamo proposto il progetto e abbiamo avuto il via libera. L'allestimento di un protocollo sperimentale richiede tempo e la disposizione di laboratori in grado di eseguire i test. Siamo partiti da uno stadio zero. A inizio aprile abbiamo iniziato a raccogliere il plasma, man mano che i pazienti sono guariti. E abbiamo iniziato ad arruolare i pazienti».

Secondo lei tornerà davvero il virus il prossimo autunno? «La mia opinione personale è che qualche caso ci sarà, con quale intensità non lo so, dipende molto dai comportamenti dei cittadini. Mi aspetto che tutti noi impareremo a tenerci la mascherina in tasca, che con il raffreddore la indosseremo e così anche per le ondate influenzali tradizionali e questo, probabilmente, attenuerà la diffusione. Ma è un coronavirus, potrebbe andarsene come è venuto come è successo con la Sars, oppure ripresentarsi con infezioni periodiche». Cosa dice a chi sostiene che in fin dei conti i morti sono gli stessi delle influenze? «Dico che le due cose non sono paragonabili: il virus influenzale dura 8 mesi, mentre il Covid-19 ha avuto una invasività e trasmettibilità superiore, in un mese è esploso coprendo tutti i contagi che abbiamo in otto mesi con la normale influenza». Lei scaricherebbe la App Immuni? «Assolutamente sì». E quando sarà trovato un vaccino, si vaccinerà? «Assolutamente sì».
Al.Va.
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Il Gazzettino