LA SORPRESA Doveva essere il sabato del ballo in alta società, aspettavamo

LA SORPRESA Doveva essere il sabato del ballo in alta società, aspettavamo
LA SORPRESA Doveva essere il sabato del ballo in alta società, aspettavamo Mbappé, Cristiano, altri nobilastri. Invece è stata la giornata di Robin Gosens dell'Atalanta, che...

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LA SORPRESA
Doveva essere il sabato del ballo in alta società, aspettavamo Mbappé, Cristiano, altri nobilastri. Invece è stata la giornata di Robin Gosens dell'Atalanta, che svolazza da migliore in campo nel 4-2 di Germania-Portogallo, e soprattutto quella del signor Rossi, Marco Rossi, torinese della cintura ovest, Druento, due passi dalla reggia di Venaria. Il sabato di Marco l'italiano che allena l'Ungheria e canta l'inno nazionale Hymnuz a menadito, dei suoi ragazzi magiari fin nel midollo e nei nomi, Attila, Laszlo, András, il sabato dei 61mila della Puskas Arena, e chissà che notte sarà stata a Budapest. La Francia campione del mondo è inchiodata sull'1-1, per gli ungheresi è come una vittoria e festeggiano in campo, mano sul cuore. Da 45 anni perdevano e basta, contro i francesi. E' Davide che quasi abbatte Golia, sono i ragazzi della via Pal che scacciano i cattivi dal proprio campo giochi, tra eroismi e gesta leggendarie. Chi c'era, già racconta che non dimenticherà più il boato che ha squassato lo stadio al 47', quando dopo un tempo in trincea, Attila Fiola, 31 anni, mai giocato fuori dal suo paese, è sgusciato in contropiede tra Pavard e Varane pachidermici poi ha stangato il destro alle spalle di Lloris, tre campioni del mondo bevuti via come una Palinka, poi per esultare è andato a terrorizzare una povera ragazza a bordo campo, sparecchiandole scrivania e computer: non ci si chiama Attila a caso. Nella ripresa pareggia Griezmann, alla 50esima presenza di fila nei Bleus, ma la difesa ungherese 5-5-0 resiste, e il Petit Diable ammette: «Abbiamo perso l'abitudine a giocare in uno stadio pieno». Forse era gara più adatta a Giroud che a Benzema (divora anche un gol), Mbappé calcia sei volte in porta senza esito. Deschamps filosofeggia: «Loro hanno fatto la gara della vita, complimenti. Ma un punto non è mai male». Miglior giocatore viene eletto Laszlo Kleinheisler: gioca con l'Osijek in Croazia, prima era coi kazaki dell'Astana.

COSE INIMMAGINABILI
Tra gli uomini qualunque spicca Marco Rossi, in Ungheria dal 2012 con l'Honved (in Italia le ultime esperienze con Scafatese e Cavese). Dal 2018 guida la nazionale, e in fondo la bandiera ungherese ha i nostri stessi colori, solo con le bande in orizzontale. E' stato difensore, giovane del Toro al Filadelfia, ha giocato con Mancini nella Samp dal 1993 al 1995, ha un figlio pallanotista nell'Ortigia, Simone. Anche nella giornata storica, Rossi non si imbelletta: «Molti allenatori sono convinti che le squadre vincano grazie alle tattiche, e sbagliano. I protagonisti sono sempre i giocatori: i miei hanno fatto cose inimmaginabili». Un po' come Gosens in Portogallo-Germania: un assist, un gol, un altro cross per l'autogol dell'1-1 dopo l'1-0 di Cr7 (che fa solo quello), insomma decisivo. Ma ora il girone di ferro ha una quarta incomoda: l'Ungheria ancora in corsa, nessuno lo immaginava.

Andrea Sorrentino
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino