LA SITUAZIONE VENEZIA Ieri pomeriggio in Veneto è stato segnato il record

LA SITUAZIONE VENEZIA Ieri pomeriggio in Veneto è stato segnato il record
LA SITUAZIONEVENEZIA Ieri pomeriggio in Veneto è stato segnato il record dei ricoveri in Terapia intensiva dall'inizio dell'emergenza Covid: 403, con lo sfondamento del tetto dei...

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LA SITUAZIONE
VENEZIA Ieri pomeriggio in Veneto è stato segnato il record dei ricoveri in Terapia intensiva dall'inizio dell'emergenza Covid: 403, con lo sfondamento del tetto dei 400 per la seconda volta in pochi giorni, visto che lunedì ne erano stati rilevati 402. Pesante è anche la conta dei decessi: il giorno di Capodanno ne ha registrati 43, che si aggiungono ai 116 riscontrati a San Silvestro, quando erano risultati un quinto dei 575 complessivamente contabilizzati in Italia. A fronte di questa situazione, dai sanitari in prima linea arrivano grida di dolore e richieste di restrizioni, un tema che è oggetto di confronto tra la Regione e il Governo a proposito dei ristori.

L'ANDAMENTO
Nei giorni scorsi Luciano Flor, direttore generale dell'area Sanità, aveva rassicurato sulla tenuta del sistema ospedaliero. L'andamento monitorato da Agenas, diretta dal suo predecessore Domenico Mantoan, segnalava ieri sera un lieve calo nell'occupazione dei letti in area non critica (44%, -1%) e tuttavia un leggero aumento in quella della Terapia intensiva (37%, +1%), quando le due soglie di allarme sono fissate rispettivamente al 40% e al 30%. Non a caso questi due valori sono evidenziati in rosso nell'ultima pagella stilata dalla cabina di regìa, quella che indica in 1,08 l'indice di contagio Rt calcolato nelle due settimane precedenti. Perciò il Veneto rischia l'arancione.
IL DIALOGO
La nuova valutazione è prevista per l'8 gennaio. Il dialogo tra il presidente Luca Zaia (nel tondo) e i ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Affari regionali) tocca spesso l'argomento degli indennizzi. Il prossimo decreto Ristori, atteso per la prossima settimana, punta a sostenere le imprese chiuse per effetto dei provvedimenti nazionali, com'è stato con i quattro interventi precedenti varati dal Governo. Dunque nel caso in cui il Veneto subisse le misure per decisione statale, potrebbe fruire di quei fondi. Se invece il bilanciamento tra i 21 parametri operato dai tecnici confermasse ancora la zona gialla, ma l'impatto clinico sugli ospedali continuasse ad essere gravoso, sulla carta la Regione potrebbe decidere di emanare comunque un'ordinanza restrittiva. Prima di firmare un provvedimento del genere, però, Zaia vorrebbe avere la garanzia delle risorse, possibilmente più cospicue dei 19,8 milioni stanziati da Palazzo Chigi per risarcire i negozi chiusi nel fine settimana al tempo della fascia gialla plus.
LE VOCI

Dai medici in prima linea si levano voci di dolore, al punto da invocare un nuovo lockdown. «La zona gialla non funziona», scrive Carlo Santucci, l'eroe del treno che lavora a Camposampiero in Pronto soccorso: «Ogni singolo organo di questa sanità vive una sofferenza drammatica a causa delle mancate restrizioni che, da mesi e senza fortuna, chiediamo per il bene della collettività». Accorata è pure la riflessione via Facebook di Michele Negrello, anestesista a Padova, di fronte alla riconversione delle sale operatorie: «Sì siamo già a questo punto, e sono settimane che continuiamo a urlare che sarebbe successo...». Aggiunge Maria Rita Marchi, primaria di Pneumologia a Cittadella: «Sento il dovere di segnalare una situazione drammatica. Stiamo progressivamente convertendo le aree internistiche in reparti Covid. Abbiamo un carico di ingressi che non accenna minimamente alla deflessione, oltretutto con pazienti sempre più impegnativi. Noi ce la mettiamo tutta, ma dopo dieci mesi siamo molto stanchi. Per questo spero almeno che non ci siano ritrosie sul vaccino». Conclude Umberto Cillo, direttore del Centro di chirurgia epatobiliare a Padova: «Sento il dibattito sull'obbligatorietà, ma penso che occorra una forte spinta personale. Come per le restrizioni: vedo ancora troppa negazione collettiva, mentre noi adulti dovremmo essere in grado di darci da soli delle regole, senza attendere che siano le istituzioni a imporcele. L'emergenza durerà almeno fino alla prossima estate: vogliamo forse restare in zona arancione o rossa da qui ad allora, o possiamo prendere coscienza del problema ed essere responsabili?».
Angela Pederiva
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Gazzettino